Chi non conosce i Senzabenza, fa semplicemente male. Alfieri del pop-punk italico anni ’90, ribattezzato flower-punk, i quattro di Latina sono tuttora attivissimi. Il loro stile, che mescola la rabbia alla melodia beat, ha fatto letteralmente scuola. Tanto da destare l’attenzione nientemeno che di Joey Ramone, autore del mixaggio del loro terzo disco, “Deluxe – How to Make Money with Punk Rock”, uscito nel 1996. Qualche mese fa i Senzabenza hanno pubblicato il loro ultimo lavoro, “Pop from Hell” (qui la nostra recensione). Abbiamo intervistato lo storico chitarrista Sebi Filigi per sapere come butta da quelle parti. Buona lettura!

A cura di Simone Casarola (@simocasarola)

Buongiorno ragazzi! Da anni solcate i palchi italiani e siete tra i simboli del punk nel nostro paese. Cosa vi spinge ancora oggi a continuare a portare la vostra musica in giro?

La voglia di rimettersi sempre in gioco, di rivedere i vecchi amici ai concerti, di passare qualche giornata insieme. E poi l’adrenalina che ti pervade ogni volta che togli lo stand-by ai Marshall per quell’oretta e che ti lascia sfatto, esausto, ma pienamente ripagato nell’anima.

Nel corso degli anni siete sopravvissuti a tutte le mode e le influenze. Cosa vi ha incuriosito e cosa proprio non avete sopportato?

In ambito italiano, nei primi anni ’90, il revival del beat (Avvoltoi, Sciacalli, ecc) e quelle poche rock band “autentiche” con cui abbiamo condiviso il palco (Thee S.T.P. Su tutti). Ultimamente, invece, ci è piaciuta la riproposta del genere “cinematic” in chiave grezza e potente come quella dei Calibro 35 e la psichedelia cantemburiana dei Winstons. Al contrario, le band indie intellettualoidi dal nome lungo e contorto (che a differenza di quanto si possa pensare non sono un fenomeno recente, ma sono sempre esistite) ci hanno annoiato.

Anni di tour in giro per il paese, festival e i più svariati palchi. Qual è la cosa più assurda che vi è capitata?

Mah, ce ne sono talmente tante… Comprare un furgone dalle suore di Cori (un comune in provincia di Latina, ndr.), per poi trasformarlo in un luogo di perdizione ambulante. Passare un pomeriggio ad asciugare con il phon le valvole degli ampli allagate da un diluvio improvviso durante il soundcheck. Venire pagati con un pieno di benzina e alloggiati in un hotel a cinque stelle in Sardegna per un concerto annullato all’ultimo momento. Malmenare un povero spettatore veneto che ci dava dei “venduti” all’epoca di “Vol.4”. Ce ne sono di storie…

Ok, basta con l’amarcord. Quali sono i progetti che avete per il futuro? Novità?

Concerti per promuovere “Pop from hell” fino a dicembre. Poi ci piacerebbe lavorare su materiale nuovo.

Voi siete “i figli italiani” dei Ramones, cosa vi ha influenzato agli inizi e cosa ascoltavate nella vostra formazione musicale?

Da giovani sia Nando che io abbiamo sentito tanto buon pop. Non l’abbiamo mai rinnegato, nemmeno quando ci ha colto il punk da adolescenti, alle prime armi con gli strumenti, per cui ci rendemmo conto che si poteva suonare furiosi e incazzati mettendoci anche melodie e cori. Da lì ci siamo mossi ben poco e abbiamo sempre lavorato per per migliorare questa formula inventata da Ramones e Buzzcocks per personalizzarla, infondendoci dosi sempre più massicce di Beatles, Beach Boys, Byrds, Hollies, Kinks e compagnia.

Cosa ascoltate ora? Avete dei punti di riferimento?

No, nessun punto di riferimento preciso. Delle ultime cose mi piacciono i primi Tame Impala, degli anni 200 sicuramente i Turbonegro e i Sountrack of our lives. Adesso sono in fissa con gli spagnoli Fogbound, ma anche con i Ghost B.C.!

E della situazione del punk in italia, cosa ci dici?

Mi sembra un po’ in stallo. Ci sono tante buone band, ma nessuna che mi colpisca in particolare.

Volendo si potrebbe parlare di una “nuova scena italiana” che deriva dal punk e che forse cerca un po’ di più l’approvazione del pubblico (Fast Animals And Slow Kids e tanti altri…). Voi che siete stati duri e puri del punk cosa ne pensate?

Che fanno bene. Riuscire a campare con la propria musica senza necessariamente svendersi alle radio è comunque una grande soddisfazione. Poi non è vero che noi siamo i duri e puri del punk. Questa definizione la lascerei alle grandi formazioni del passato ancora in attività, come i Rappresaglia di Milano o i Klaxon di Roma. Punk per noi è solo uno dei tanti elementi che ci sono nella nostra musica.

Perfetto ragazzi, volete ricordarci quali sono i prossimi impegni?

Faremo concerti nei club di tutta Italia fino alla fine dell’anno, in date accoppiate venerdì e sabato. Io sto lavorando a un mio progetto parallelo, ma mi piacerebbe lavorare su nuovo materiale dei Senzabenza dalla prossima estate.