A cura di Alessandro Benedetti
Chi fa da sé, fa per tre. Così è stato per Enrico Marcucci, per molto tempo front-man del gruppo La Stanza di vetro, ora diventato un progetto solista. Le tante difficoltà e gli impegni hanno allontanato i membri del gruppo, ma Enrico non si è fatto trasportare dalla corrente e ha creduto nel progetto arrivato fin lì. Nonostante l’abbandono dei membri del gruppo sembrava averlo fatto sprofondare nel buio, ha avuto la capacità di sapersi riaccendere e concretizzare il futuro dell’album, appunto, “Al Buio”.
Quanto la scommessa di portare avanti questo progetto è stata vinta?
Sicuramente è una scommessa, ma ancora non può dirsi vinta, diciamo che devo ancora iniziare. Ho 25 anni e sono arrivato in un momento particolare della mia vita in cui mi sono interrogato per cercare di capire e decidere se quello che facevo era una realtà seria o un’avventura che era arrivato il momento di salutare. Chi non si sentiva pronto ad accettare questa scommessa ha abbandonato, per me è stata una scommessa doverosa. Spero che, aiutato dalla fortuna, possa un giorno dire di aver fatto la scelta giusta, perché nonostante fosse un rischio, era un rischio che da tutta la vita aspettavo di correre.
Il titolo, “Al buio”, la seconda traccia, La luce. Racconta di un percorso che hai fatto e portato a termine?
Questo progetto per me è stato un salto nel buio che mi ha invitato ad aprire gli occhi, e di conseguenza ho potuto vedere un po’ di luce. È necessario sempre aprire gli occhi davanti al buio, altrimenti si rischia di rimanerne accecati. Il mio è un invito a ritrovare la luce.
Tra chi ha collaborato al disco spicca il nome di un mio compaesano, Godblesscomputers, e di Lo Stato Sociale. Riguardando a quanto fatto, quali sono gli artisti con i quali ti è piaciuto di più lavorare? chi ti piacerebbe ricontrare?
Beh, sicuramente sarebbe un piacere poter lavorare nuovamente con Godblesscomputers, ma non solo… Lo Stato Sociale per me hanno prodotto due canzoni. Sono per me dei punti di riferimento: Godblesscomputers perché è un artista ricercato e di spicco che in Italia produce un tipo di musica diverso e innovativo, è un pioniere in quello che fa, Lo Stato Sociale per il modo che hanno di lavorare e il carisma della loro musica. Poter lavorare con loro è stato un momento prezioso per me.
Un artista a cui ti ispiri?
Per la sua storia, per le sue origini e per il suo coraggio dico Cosmo: un artista che stimo e ammiro. Potrei dire Motta o Calcutta, ma personalmente mi rivedo e rispecchio di più in Cosmo.
Cosa aspettarsi dal tuo prossimo album, un disco inedito di 12 tracce da te prodotto?
L’EP appena uscito è un momento di transizione, un preludio a quello che verrà. In futuro percorrerò la direzione della musica elettronica, una musica pop influenzata dall’elettronica, che già propongo nei miei live. Non bisogna mai lasciarsi frenare da limiti, per questo rimango aperto ad ogni nuovo orizzonte musicale ma, come detto, sto sempre più apprezzando e proponendo uno stile musicale prevalentemente elettronico, ricercando una purezza e una lealtà nella musica che faccio.
Il futuro prevede ancora il pronome “io” o la tua idea musicale potrebbe espandersi ad una collaborazione con altri artisti – perché no, una band?
L’obiettivo per il momento è quello di rimanere solo per potermi formare e crescere. Presente Cosimo? Ecco, mi piacerebbe assomigliargli sul palco: un cantante solo accompagnato da musici che collaborano con lui ma non fanno parte del suo progetto in modo sedentario.
Tour estivo?
Girerò un po’ l’Italia a luglio: il 5 a Fermo, il 15 a Recanati, il 21 a Macerata e il 28 a Milano. Questo tour è solo un piccolo assaggio, un piccolo live preparativo per fare musica e divertirmi.
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.