Questa introduzione potrebbe far storcere il naso a qualcuno, taccia infatti la band di scarsa originalità. In verità la vuole collocare ad un gradino superiore rispetto alla maggior parte degli artisti esordienti o quasi dell’ultima ondata musicale italiana. Chiudete gli occhi, premete il tasto play del vostro stereo dopo aver inserito questo album e provate a sovrapporre le voci femminili di Chiara e Camilla con quella di Robert Smith.
Fatto? Bene, perché ora vi trovate davanti a quello che con ogni probabilità è il miglior album dei Cure da decenni. Sarà il suono della batteria, il leggero delay della chitarra, la malinconia che permea tutti i brani, la forza pop dei ritornelli, la produzione di uno che Smith e soci li ha portati sul dancefloor peninsulare in tempi non sospetti (Gianmaria Accusani dei Sick Tamburo, già Prozac +). Con precisione non si può dire cosa sia, ma questa è la sensazione.
Attenzione, un album nuovo dei Cure, non una copia di quelli vecchi; si sentono infatti influssi più recenti, dai Le Tigre ai Tune-Yards, così come piacevoli inserti elettronici. Basti la visione dei tre videoclip dei singoli Daughter, A Reason e The Road, per capire la forza del duo milanese. Il primo brano è una nuova A Forest, il secondo ha un ritornello ballabile come solo i Bloc Party d’inizio millennio, il terzo è una pura ballata emozionale.
Manco a dirlo, il resto dell’album non è affatto da meno, quindi prendete ed ascoltatene tutti. In questi giorni grigi e freddi qualcuno potrebbe trovare una vera consolazione.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.