Solchi” vuol dire molte cose: solchi sono ad esempio le tracce del vinile lungo le quali scorre la puntina, solchi sono le rughe sulla pelle, sinonimo di saggezza e vita vissuta. Solchi sono i segni che lascia l’aratro sulla terra, da cui nascerà vita nuova. La ricchezza semantica del titolo dell’ultima fatica di Godblesscomputer è direttamente proporzionale alla ricchezza di suoni e di diverse gradazioni di colore di cui sono dipinte le canzoni che lo compongono.

Il mood dell’album è quell’elettronica raffinata e di classe che affonda le radici nella black music. Pezzi che potrebbero essere benissimo suonati da Alessio Bertallot nel suo programma del venerdì pomeriggio o fare da colonna sonora a una scena della serie di Luke Cage in cui Cottonmouth è seduto nel suo studio con alle spalle il famoso quadro di Biggie.

Le molteplici diramazioni della musica afroamericana vengono tutte battute durante il percorso attraverso cui si snodano i 16 brani che compongono il disco. Creando così un lavoro variegato e dalle diverse sfaccettature, ma che riesce a mantenere un minimo comun denominatore tra i diversi brani, evitando l’effetto collage posticcio. Questo comun denominatore è ovviamente il tocco ed il gusto nel sampling del buon Lorenzo Nada.

How About You, realizzata grazie alla collaborazione di Davide Shorty, è un sentito inno al nu-soul che non sfigurerebbe se accostata a Raphael Saadiq. Adriatica si nutre delle influenze jazz che da sempre contaminano l’urban music. Dreamers, scritta e arrangiata assieme ai Klune, realizza l’incontro tra l’hip-hop e il pop ricercato e sognante. Life On Fire è un omaggio al reggae e al dub, mentre Records flirta con il funk. Infine la traccia Father’s Light, che si avvale del featuring dei pugliesi Inude, ricorda da vicino l’elettronica inglese così come ce l’ha insegnata Damon Albarn.

Talvolta più fresco e malinconico e talaltra più caldo e coinvolgente, “Solchi” necessita di più ascolti al fine di notare parecchi particolari e sfumature che vengono posti sullo sfondo e che a prima vista si fatica a mettere a fuoco. Da gustarsi preferibilmente dalle casse di un giradischi.

Lesterio Scoppi