Omer Lichtenstein, l’ebreo tedesco nascosto sotto il nome di Felidae, ha una missione: unire. Lo si capisce dai suoi testi di forte matrice politico culturale, ma lo si capisce anche e soprattutto dalla sua musica, un mix vigoroso fra rock occidentale, psichedelia, synths seventies, vibrati orientaleggianti e scale arabe. Come se non bastasse “Baby Someday” è stato poi registrato da una band internazionale, composta da musicisti provenienti da Stati Uniti, Italia, Turchia, Israele e Germania. Tutto troppo complicato sia intellettualmente che tecnicamente? La risposta fortunatamente è negativa. L’amore di questi musicisti è infatti rivolto in gran parte verso il miglior brit pop anni Novanta, in cui le melodie gallagheriane la fanno da padrone, e l’hard rock mistico di certe fasi di carriera di band quali gli Zeppelin o gli Aerosmith dell’ultimo capolavoro “Nine Lives”. Lasciatevi allora trascinare in un viaggio che va dal rock’n’roll dell’iniziale “Barbaria” alle atmosfere da mercato di Fés o Istanbul di un brano quale “She ain’t Rock’n’Roll”. In mezzo un po’ di tutto, dal pop fra i Cure e gli Smiths di “Indoor Trance” alla solare title track.
Voglia ancora di sperimentazione e crossover? Bene: prendete la voce di Omer e trasportatela su un solido tappeto elettronico. Ecco “Kontainer” del duo milanese The Grooming. Uscito esattamente un mese prima di “Baby Someday”, l’EP in questione consta di cinque brani influenzati da band come i Kasabian, ma anche da Massive Attack e Moderat. A questo aggiungete la voce cartavetrata del leader dei Felidae ed il gioco è fatto…buon ascolto!
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.