Lasciato il suo ruolo di batterista nei Fleet Foxes e rinato cinque anni fa sotto il moniker di Father John Misty, Josh Tillman abbandona la poetica di “I Love You, Honeybear” (2013) per compiere un passo deciso verso il mondo di “Pure Comedy”, uno spettacolo dalle tinte decadenti. Il disco più denso dei tre pubblicati finora da Tillman, 75 minuti nei quali si dilunga per illustrare la condizione di essere vivi e umani al giorno d’oggi, prendendo più di uno spunto per i suoi testi dall’attuale situazione politica americana e dal mostro tecnologico.
Lo spettacolo che riesce a scorgere lo delude non poco e la musica che riesce a scrivere ne è diretta conseguenza. Per questo lavoro Misty sposa una mission più complessa promettendo intrattenimento allo stato puro. Nella title-track si mischia il miracolo della nascita agli aspetti politico-religiosi in modo fortemente ispirato. Two Wildly Different Perspectives è un’intrigante rappresentazione politica, abbraccia le due diverse visioni, elencandone i difetti, entrambe pericolose alla stessa portata. Total Entertainment Forever è l’unico momento scanzonato che ci si può concedere in un primetime delle incertezze.
Quando si concretizza l’apocalisse (Things It Would Be Helpful to Know Before the Revolution) è fin troppo presto. Il mondo circostante non lo compiace, né in cielo né in terra, e il suo occhio spietato arriva a scomodare perfino Dio (When The God of Love Returns There’ll Be Hell To Pay For). Le conferme che stiamo ascoltando un disco superbo (Ballad of The Dying Man, Smoochie) vengono sostenute da una Leaving LA, suite ballad di 13 minuti senza ritornello alcuno, posta a metà strada verso la conclusione a cui si sta vertiginosamente andando incontro. Il picchio più alto (So I’m Growing Old On Magic Mountain) non sfugge alla paura, una costante che non cessa di manifestarsi (In Twenty Years or So), sino al momento in cui la società dell’entertainment si plasma finalmente in tragedia.
Se “I Love You, Honeybear” era un disco straziante, in “Pure Comedy” l’ambizione è più che mai spropositata. Umiltà non è pervenuta nel vocabolario di Misty. Un disco socialmente impostato in cui testi ambiziosi hanno un valore aggiunto maggiore rispetto alla varietà degli accordi suonati. Sarcasmo allarmante e del tutto fuori controllo.
Caterina Gritti
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Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.