Sesto album in dodici anni per i canadesi Current Swell, maestri dell’indie rock contaminato dalle radici della musica nord americana, dal folk e dal surf. In questo nuovo lavoro la formazione capitanata dal cantante chitarrista Scott Stanton sembra aprirsi anche a soluzioni più commerciali, non dimenticando comunque il bene fatto finora.
Marsha è un vero e proprio gioiellino che non disdegnerebbe di essere messo nella propria collezione di dischi accanto ai migliori singoli anni Ottanta dei R.E.M. You Got It Easy è dotata di una strofa tesa che si appoggia su intensi accordi di pianoforte, per poi liberarsi nel gioioso ritornello, mentre un riff sghembo che si apre in una cavalcata ritmica fanno di It Ain’t Right un pregevolissimo omaggio ai favolosi anni Novanta alternative. La title track, brano migliore del lotto, è un piccolo capolavoro intimista che, partendo da basi folk a stelle e strisce, si snoda in una pazza rincorsa altamente emotiva.
Emotività che viene ripresa in due canzoni quali Staying Up All Night e Use Me Like You Do: entrambe si muovono infatti su coordinate non troppo lontane da quelle fatte proprie dai Coldplay. Se poi aggiungiamo che la voce di Stanton non è poi così dissimile da quella di Chris Martin, i ragazzi in futuro dovranno stare attenti a non finire come la band inglese.
Più originali il pop-core di Thief of Joy, come anche il quadretto idilliaco di Woman in White, nonché il country dolce e un poco sbarazzino di Like I Fight for You. Chiudono l’album la (semi) ballata The Time and the Weight e il reprise del primo pezzo in scaletta, come perfetta chiusura del cerchio.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.