Cat Power, ai secoli Charlyn “Chan” Marshall, è un’artista completa e scarna, soave e fastidiosa, tradizionale e stupefacente, pura e dark, bianca e nera. A sei anni dal precedente “Sun” e dopo il litigio artistico che ha separato la cantautrice dalla Matador, la sua etichetta storica, in favore della Domino (Arctic Monkeys, Anna Calvi, etc.), Cat Power torna con un lavoro che la allontana dalle atmosfere più ricercatamente pop del predecessore per riavvicinarla alla prima parte della sua carriera, quella in cui era spesso sola e in cui bastavano una chitarra, un piano e al massimo delle lievi percussioni per emozionare e scombussolare i cuori degli ascoltatori.
La “vagabonda” a cui fa riferimento il titolo, sia dell’album che della prima e dell’ultima canzone, è la stessa artista statunitense, che negli ultimi anni ha girato in lungo e in largo il suo continente e non solo (ricordiamo con piacere la sua capatina in Italia a Brescia lo scorso anno). “Wanderer” risente quindi di questo vagabondare in modo molto positivo, nella strumentazione basilare utilizzata nelle registrazioni, come nella pura potenza e fragilità della bellissima voce.
Molti i gioielli, a cominciare dai più inaspettati, come la sublime cover della super hit di Rihanna Stay o il sentito duetto con Lana del Rey in Woman. In Your Face è un valzer sui generis, You Get l’animo rock, Horizon la novità (a rendere piacevole l’autotune poteva riuscirci solo Cat Power), Black la ballad fra il sacro e il profano, Robbin Hood una marcetta da canticchiare, Nothing Really Matters puro soul, Me Voy una spagnoleggiante cantilena notturna. Essenziale e bellissima Cat Power.
Andrea Manenti

Nome e Cognome: Paolo Ferrari
Mi racconto in una frase: rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per il Maestro Canello.
I miei 3 locali preferiti per vedere musica: Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago)
Il primo disco che ho comprato: Guns’N’Roses – “Lies”
Il primo disco che avrei voluto comprare: Sonic Youth – “Daydream Nation”
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.