«I giovani d’oggi ascoltano solo rap e trap, non suonano più gli strumenti musicali, ma usano macchine elettroniche che fanno tutto da sole». «Le nuove generazioni sono figlie dell’apparire e si travestono con piercing e tatuaggi solo per stupire». Alla fiera dei luoghi comuni, personalmente preferisco quella vera, fatta di giostre: il luna park.

Ci faremo un giretto con “No people party”, album d’esordio di un gruppo vicentino dal nome che è un interrogativo: Cactus? Sono tre ragazzi giovanissimi che smentiscono le banali etichette che facilmente si appiccicano, quando il generalizzare non rende onore a chi se lo merita. Abiti casual semplicissimi, umiltà e timidezza, ma soprattutto un gran suonare.

Li ho recentemente sentiti live e meritano decisamente un occhio di riguardo. Basso, chitarra, batteria e apparecchi elettronici per modificare i suoni, il tutto calibrato con la precisione di chi ci sta mettendo tempo, passione e gusto. Non mi aggradano le definizioni di genere e per questo, come mia abitudine, consiglio l’ascolto e ne scrivo la mia recensione “emozionale”. Andiamo dunque a divertirci!

  1. Credits. Il calcinculo. Ruota veloce sui seggiolini, spingi l’amico davanti e lancialo ad afferrare il codino. Rotea il mondo intorno e tu con lui: abbiamo vinto!
  2. Late Night Noises. L’autoscontro. Inserisci il gettone e inizia la caccia: gamba fuori e aria da duro per attirare l’attenzione delle ragazze. Prendi la rincorsa e colpisci, guerriero della pista.
  3. Pop Tape. La giostra dei cavalli. Monta il destriero e parti al galoppo. Ti alzi e riscendi al ritmo del lento vortice, sei un guerriero di pace ammirato dagli spettatori fermi attorno a te.
  4. Sam Battle. I dischi volanti. Sali impavido sull’astronave e parti all’attacco di nemici immaginari. Innalzati, scendi e rotea seguendo le scie avversarie. Mitragli all’impazzata per rimanere in alto, solitario vincitore.
  5. Shy Hearts Club. Il tappeto elastico. Spingi sulle gambe e ti innalzi al cielo fino a inseguire, con le piroette, traiettorie immaginarie. Sei libero, i muscoli ti guidano e il corpo assaggia l’assenza di gravità.
  6. Cough Syrup Makes Me Cry. La giostra dei bambini. Sei entrato a fatica nel carro armato dei piccoli e ritorni fanciullo. Cerchi lo stupore che hai dimenticato e riacquisti la meraviglia del gioco.
  7. See Me Cry. La casa degli specchi. Il lento rituale del perdersi dove le immagini sono quelle di tanti “te” distorti. Non sai se è l’uscita la tua meta o il semplice girovagare tra mostri che ti somigliano.
  8. Dull Gaze. La sala giochi. La psichedelia delle luci e i monitor che lampeggiano. Mi siedo e gioco le mie battaglie agli orsi, alle navicelle spaziali e ai mostri. Perdersi nelle irreali musichette e nello scorrere dei punteggi, mi porta altrove.

Massi Marcheselli

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