A sei anni di distanza da “I, I”, tornano i Bon Iver, la creatura di Justin Vernon che in questo millennio ha saputo creare un nuovo concetto di pop d’autore. Dopo un inizio dedito al folk acustico nel 2007 con l’esordio “For Emma, Forever Ago”, l’artista originario del North Carolina realizza un ottimo album dalle sfumature più propriamente pop rock con “Bon Iver, Bon Iver”, per poi destrutturare la stessa forma canzone che gli aveva donato la fama nel successivo “22, A Million” e, seppur con risultati non così memorabili, anche con il già citato “I, I”.

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Arriviamo quindi allo scorso autunno, quando viene rilasciato “SABLE”, un EP in cui Vernon torna a esplorare con grande efficacia il folk improntato su chitarra e voce delle sue origini attraverso tre canzoni malinconiche e riuscitissime: Things Behind Things Behind Things, Speyside e Awards Season. L’EP in questione viene quindi posizionato in apertura di questo vero e proprio quinto full length, in cui però, nelle successive nove tracce (che formano un altro EP dal titolo “fABLE”), i Bon Iver mescolano sapientemente folk, elettronica, rock, pop, soul e sperimentazione come solo loro sanno fare.

Fra falsetti e suoni freddi e digitali, il nome che spesso viene in mente in “fABLE” è quello di Prince, altro genietto statunitense che ha giocato molto nella sua carriera con generi e suoni all’apparenza lontanissimi fra loro. Da segnalare almeno il singolo Everything Is Peaceful Love, che rappresenta forse l’apice di Vernon nella creazione della canzone pop, e il post pop rock da FM americana From, come probabilmente avrebbe suonato il mai troppo compianto Tom Petty se invece di avere successo negli anni Ottanta l’avesse avuto ora. Quarto capolavoro su cinque. Bravo, bravissimo.

Andrea Manenti