Torna con la 4a stagione la serie animata scritta da Raphael Bob-Waksberg e lo fa scavando sempre più a fondo in quell’angolo buio della nostra anima.
Se non avete mai visto BoJack immaginatevi dei biscotti con scaglie di cioccolato caldi di forno. Sono ancora fumanti e spargono per la stanza il loro profumo. Ecco, ora immaginate di addentarli e di scoprire che in realtà quelle sono uvette.
Sì perché è questa la caratteristica che contraddistingue quella che sembrerebbe essere una scanzonata serie animata ma che in realtà si conferma sempre di più essere un dramma.
Se già la terza stagione ci aveva portato nella realtà distruttiva ed autolesionista di BoJack e degli abitanti di una desolante Hollywoo in quella appena uscita gli orizzonti si allargano anche oltre i limiti temporali. Una cosa che differenzia molto questa quarta parte dalle altre è quella di non essere più legata a una continuità temporale. Sono frequenti i flashback e dei momenti di sovrapposizione tra il passato ed un presente che ancora ne porta le cicatrici. La narrazione inoltre è caratterizzata dalla contemporaneità di racconti vissuti in prima persona dai singoli personaggi che si congiungono poi a darci una visione completa e tridimensionale della realtà. BoJack si fa letteralmente da parte per lasciare spazio alle storie di una Princess Carolyn in cerca di stabilità, una improbabile corsa a governatore di Mr. Peanutbutter parodia delle ultime elezioni americane e le avventure strampalate di un Todd in cerca di identità (anche sessuale).
[Da qui in poi potrebbero esserci spoiler, se ancora non avete finito tutti e dodici gli episodi fatelo al più presto e tornate a leggere]
Come recita il motto della famiglia Horseman “Time’s arrow neither stands still nor reverses” quindi non si può pensare di raccontare dove stiamo andando se non si sa da dove si è partiti. Ancora una volta BoJack non è più al centro della trama ma acquista un ruolo fondamentale la figura di Beatrice Sugarman, madre di BoJack ed ereditiera dell’impero Sugarman sugar cube company. Abbiamo già visto come il rapporto con la madre abbia influenzato l’ex attore ma finalmente possiamo capire da dove arriva tutto questo malessere che pesa sulla famiglia Horseman. È sorprendente vedere con quanta forza il passato torni a farsi sentire e riaprire le ferite. All’interno della demenza senile di Beatrice (così come nella rappresentazione) passato e presente sono confusi, si mischiano tra di loro pieni zeppi di facce ormai indistinguibili e traumi mai sopiti.
Ancora una volta ci si ritrova davanti ad una serie che è spietata nella sua schiettezza. Una storia che mette a nudo problemi che continuiamo a far finta di non volere vedere. Malattie vere e proprie come depressione e demenza senile sono raccontate senza fronzoli (vedi l’episodio Stupid Piece of Sh*t, uno dei pochi a vedere davvero protagonista BoJack).
In tutto questo però, come detto, il tempo continua a scorrere. La vita a ogni modo va avanti. Ecco allora l’impresa di dentisti-clown ideata da Todd che porta in sé il riassunto della serie stessa: qualcosa in grado di far ridere o farci paura allo stesso tempo. La campagna elettorale di Mr Peanutbutter che mostra sempre di più le divergenze del matrimonio con Diane. La lotta per l’emancipazione di Princess Carolyn, una donna divisa tra la carriera e la famiglia. Infine c’è Hollyhock, ragazza adolescente in cerca della propria vera identità e forse del suo posto nel mondo.
Questa quarta stagione è tutto questo ed è esattamente quello di cui avevamo bisogno. Sì perchè BoJack Horseman è un percorso di catarsi ed introspezione anche per chi lo guarda. Certo le risate non mancano ma sono davvero tanti i momenti in cui ci si rispecchia nei personaggi all’interno della storia. Stanchi, atterriti, senza punti di riferimento.
Però il tempo è come una freccia…
Simone Casarola (@simocasarola)

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.