“I need you to tell me that I’m a good person”

Questa citazione riassume perfettamente BoJack, protagonista della omonima serie tv. Prodotta da Netflix a partire dal 2015 è scritta da Raphael Bob-Waksberg e disegnata da Lisa Hanawalt. Proprio questa è la particolarità di BoJack Horseman: essere una serie animata. Questa scelta regala agli autori la possibilità di rappresentare un mondo pieno di animali antropomorfi e offre spesso la possibilità di sfociare in una comicità più fisica e immediata oltre all’ironia di base presente comunque in larga scala.
Ma aspettate a dire che si tratta solo di un cartone animato. Questo è solo un pretesto. Sì, perchè è vero che se l’abbondante presenza di comicità e gag della prima serie, coi suoi toni leggeri, invita il pubblico alla visione è altrettanto esatto dire che quello che nelle due a seguire (con la quarta stagione attualmente in lavorazione) i toni cambiano su una comicità più cinica ed una trama degna del miglior drama, capace di portare allo scoperto malinconia, rimpianto e autocommiserazione. Insomma, non proprio quello che ci si aspetta da una serie animata.
Facciamo un passo indietro. Il protagonista dello show è BoJack Horsman, come lascia facilmente intuire il nome è un cavallo ma soprattutto è un attore di mezza età ormai dimenticato dopo essere stato protagonista negli anni 90 della fortunata serie Horsin’ Around, classica sit comedy farcita di buoni sentimenti e risate registrate (“Back in 90’s I was in a very famous tv shooooooow”).
Questi giorni sono ormai alle spalle e si ritrova da solo a condurre un’esistenza ormai vuota e prova di scopi nella sua lussuosa villa. Negli anni con l’affievolrsi della sua fama sono affiorati i fantasmi della depressione e delle dipendenze: alcol, droga, rapporti occasionali…

[Attenzione da qui potrebbero esserci spoiler]
Se è vero che i toni dello show sono quelli di un prodotto di animazione divertente e pieno di gag si mette però in moto una trama sempre più importante con lo scorrere degli episodi fino allo sfociare in momenti di pura catarsi carichi di emozione tanto che la critica lo annovera in maniera unanime tra le migliori serie drama del momento. Quello che si sviluppa è un viaggio all’interno della natura umana. Il meccanismo di introspezione viene messo in moto quando il protagonista, deciso a tornare alla ribalta, accetta di scrivere un libro autobiografico. La realizzazione di questo progetto è affidata a Diane Nguyen, una ghost writer asiatica di cui eventualmente finirà con l’innamorarsi. Si apre così il mondo di BoJack Horsman e di tutti i suoi disfunzionali protagonisti. Todd: il nullafacente coinquilino (a scrocco). Princess Carolyn la gatta: agente ed ex amante del protagonista. Mr Peanutbutter: l’attore del momento, un labrador sempre allegro e felice nonchè fidanzato di Diane, l’ovvia nemesi di BoJack.

La storia è quella dei fallimenti che costellano la vita del protagonista.Fallimenti in ambito lavorativo col risultato di essere diventato ormai una meteora dello showbiz. Fallimenti nei rapporti personali; dall’impossibilità di amare (tanto se stesso quanto gli altri) all’incapacità di relazionarsi con un mondo come quelli di Hollywood o (megaspoiler) Hollywoo basato su opportunismo ed apparenza di cui lo show fa una critica feroce. Fallimenti nella gestione delle proprie dipenenze che portano a distruggere tanto lo stesso BoJack quanto chi sta intorno a lui. Persino la sua infanzia finisce col rivelarsi disastrosa, genitori in perenne lite ed incapaci di mostrare affetto.
Si arriva così ad avere un ritratto della depressione piuttosto delineato intorno ad un personaggio cinico ed autodistruttivo, conscio del suo fallimento e costantemente alla ricerca della luce in fondo al tunnel che sebra allontanarsi mano a mano che lui avanza nella sua miseria: “Please, tell me it’s not to late for me to be a good person”.

Insomma cosa spinge i personaggi di questo show ad andare avanti? Forse quella visione nichilistica della vita per cui nulla ha senso e quindi l’unica cosa che ci resta è trovare qualcosa da fare per non impazzire consapevoli di questo dramma. Il personaggio di Todd (a cui presta la voce Aaron Paul, il Jesse Pinkman di Breaking Bad per intenderci) rappresenta al meglio questa visione continuando ad imbarcarsi in imprese assurde tanto futili quanto necessarie a colmare una vita priva di uno scopo definito.

E ora venite a dirmi che si tratta solo di un cartone animato.

Simone Casarola (@simocasarola)