C’è chi ci ha costruito una carriera sugli EP (vedi ad esempio i Nine Inch Nails), chi l’ha usato per il proprio ritorno discografico (Pixies) e chi semplicemente non crede più nell’LP. I Belle and Sebastian sembrano far parte di quest’ultima schiera, pur non essendo nuovi all’utilizzo di questo formato.
Il ritorno di Stuart Murdoch e soci vede come sempre alte vette di lirismo e melodia pop, concentrate in cinque brani all’interno dei quali è facile, e proprio per questo bello, riconoscere subito il marchio di fabbrica degli scozzesi.
Sweet Dew Lee è Belle and Sebastian al 100%, dolce e ben architettata, mentre in We Were Beautiful, vero e proprio gioiellino costruito sull’esatto punto d’incontro fra elettronica e perfetta pop song, si nota l’influsso dell’ultimo lavoro in studio “Girls in Peacetime Want to Dance” (2015), grazie all’atmosfera ballabile che non disdegna un ritornello insieme epico ed orecchiabile. Con Fickle Season si torna a fare bei sogni sotto le coperte, mentre The Girl Doesn’t Get It ha più di un punto d’incontro con il lavoro di revival fatto in Italia da una band come i Baustelle.
Il finale è affidato a Everything Is Now: una frase posta all’inizio e alla fine del brano, per uno strumentale di pregevole fattura che prepara l’ascoltatore all’uscita della seconda parte del disco, prevista il 19 gennaio.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.