Quando un gruppo decide di intitolare un album come Just Bananas, ci si aspetta che non manchi di coraggio nelle proprie scelte stilistiche. E infatti, l’EP del trio di Brighton, Bones Ate Arfa, non delude. La band, un trio composto da Bones (chitarra), 8 (batteria) e Arfa (voce e basso), arriva come un uragano di suoni psichedelici, punk e desert rock, condensando l’energia brutale dei Queens Of The Stone Age con la sperimentazione glitch dei Foals e il tormento dei Radiohead. Just Bananas è un lavoro viscerale, grezzo e pieno di quel tipo di spontaneità che solo un gruppo che ha fatto delle sue influenze il proprio linguaggio può permettersi. Il brano che apre l’EP, e che ne porta il titolo, è una dichiarazione di intenti. La canzone non è solo un omaggio alla nonna di Arfa e 8, ma un viaggio tra generazioni, un’esplosione di ricordi familiari, sfumata di un’irriverenza che segna l’intero EP. “Just Bananas” prende vita da un’aneddoto personale – la nonna che regala una sigaretta al chitarrista Bones durante una festa di compleanno, la stessa nonna che indossa pellicce enormi e suona jukebox vintage – e lo trasforma in una traccia esplosiva e vibrante. La sua struttura è un’altalena tra riff infuocati e momenti di groove psichedelico, come se stessimo assistendo al fuoco di una jam session impazzita in una vecchia casa sul mare. L’energia bruta di Just Bananas è palpabile, ma la band è anche capace di variare il proprio linguaggio. Il suono è al contempo frenetico e controllato, un equilibrio che raramente si trova nel panorama musicale odierno. La canzone si apre con un riff contagioso che cattura l’ascoltatore fin dal primo secondo, mentre la voce di Arfa aggiunge una sfumatura unica al brano: la sua vocalità ruvida e affilata si fonde con il basso che oscilla tra il punk e il rock psichedelico, dando vita a un effetto spiazzante ma magnetico. Quando il brano decolla, i suoni sembrano rompersi e ricomporsi, con riff di chitarra che riecheggiano nell’etere, e il tutto culmina in un outro melodico che, pur essendo più soft, non perde la sua carica di originalità.

La capacità della band di mescolare una varietà di suoni è forse la cosa che più colpisce. In Just Bananas, la sezione ritmica di 8 e Bones si fa notare non solo per la forza del loro interplay, ma anche per la capacità di adattarsi ai cambiamenti dinamici del brano. Il drumming di 8 è implacabile, preciso, ma al tempo stesso sa essere delicato nei momenti giusti, mentre Bones, con la sua chitarra, ricama suoni glitchy che sembrano tratti da un altro mondo, portando il brano in territori inaspettati. Quello che colpisce di più è la sensazione di libertà che attraversa ogni traccia. Questo non è un album che si preoccupa di suonare perfetto, ma di essere autentico. Le influenze desert rock sono evidenti, con quelle atmosfere calde e sabbiose che si sposano perfettamente con la psichedelia più oscura. Allo stesso tempo, le trame più punk e irruente del suono della band mostrano un lato più crudo e viscerale, spesso a dir poco travolgente. In tracce come “Fur Coat Blues” (che meriterebbe di diventare una delle canzoni cult dell’EP), la band si prende una pausa dalle sue esplosioni sonore per esplorare un lato più atmosferico. Il brano, dal titolo ironico, sembra respirare in un limbo tra il blues e il desert rock, con la chitarra che ondeggia tra le note lunghe, il basso che regala un groove più morbido e la voce di Arfa che prende una piega quasi sognante, pur mantenendo quella sua energia grezza che fa parte del marchio di fabbrica della band. Un altro momento di respiro lo troviamo in “Electric Granny,” dove la band dà libero sfogo alla sua vena sperimentale. Qui il suono glitchy e psichedelico si fonde in un’atmosfera quasi surreale, spingendo il pubblico a navigare in un mare di distorsioni, feedback e sonorità spaziali. La traccia fa un po’ da ponte tra la ruvidezza del punk e la psichedelia più esplicita, e si distingue per la capacità della band di bilanciare tensione e melodia. Ma Just Bananas non è solo sperimentazione sonora e sfoghi emotivi. È anche un omaggio alla cultura popolare, come suggerito dalla storicità del jukebox della nonna. C’è un animo genuinamente nostalgico nel modo in cui la band costruisce i suoi paesaggi sonori, cercando di catturare la spensieratezza di un’epoca passata ma al contempo intrisa di un’energia tutta contemporanea.

Se dovessimo dare un nome a un punto di forza di Just Bananas, sarebbe l’autenticità. Le tracce sembrano uscite da un angolo nascosto della mente della band, e ogni pezzo è una testimonianza della loro personalità. “Just Bananas” non è un album che vuole piacere a tutti: è un album che vuole raccontare una storia, e lo fa con una grinta e un’originalità che raramente si trovano in band alle prime armi.

Concludendo, Just Bananas è un EP che spinge oltre i confini del classico rock alternativo, creando una fusione che non è solo originale, ma soprattutto spietatamente vera. Non c’è nulla di troppo lucido, niente di facilmente digeribile, ma proprio per questo il disco riesce a risuonare in modo genuino. Bones Ate Arfa sta creando il proprio spazio nel panorama musicale, e Just Bananas è il primo capitolo di una storia che merita di essere seguita da vicino.