Un esordio prezioso (“Everything All the Time” di un decennio fa), il giusto successo commerciale, uno sbandamento di corsia ed un pronto rientro in carreggiata con questo nuovo “Why Are You Ok”. Così potremmo riassumere la carriera della band di Seattle (ma ora trasferitasi in South Carolina) capitanata dal leader Ben Bridwell e dalla sua voce forte e contemporaneamente fragile.
L’ultima fatica del gruppo cerca di spostare l’asticella del sound dal classic rock troppo classico e radiofonico del precedente “Mirage Rock” verso una visione più alternative delle stesse basi musicali e la missione può dirsi riuscita per la quasi totalità dell’album, ma addentriamoci con maggior calma nelle dodici tracce qui proposte.
L’inizio affidato a “Dull Times / The Moon” è a dir poco esaltante, un folk sognante fra Dylan e i Radiohead che lascia spazio ad una coda elettrica ed ultra distorta figlia dell’underground 80s a stelle e strisce: il brano migliore del lotto. La successiva “Solemn Oath” è la canzone più debole della prima metà della scaletta, un po’ troppo Mumford and Sons (anche se quelli non disprezzabili degli esordi); “Hag” è una ballad orchestrale con melodie a la Mercury Rev, “Casual Party” power pop da far invidia a Rivers Cuomo, “In a Drawer” vive di una batteria elettronica minimale che segue i battiti del cuore e di un ritornello a doppia voce da cantare a squarciagola e si arriva così a “Hold On Gimme A Sec”, per l’appunto un meritato attimo di pausa. Purtroppo è da qui in poi che le cose iniziano ad andare un po’ peggio fra ballate insipide da FM americana (“Lying Under Oak”) e tentativi alt country come “Throw My Mess” e “Country Teen” dove i nostri giocano a far gli Wilco ma con troppa sobrietà e troppo poca genialità. Molto meglio “Whatever, Wherever” e “Barrel House”, figlie dei R.E.M. più notturni ed emotivi. La chiusura cinematografica affidata a “Even Still” è invece epica e piena di sentimento.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.