Schermata 2016-03-14 alle 00.43.52Otto brani registrati in un periodo che va dal 28 maggio del 2013 ad un giorno imprecisato di quest’anno (così come è possibile capire dagli stessi titoli – non titoli), otto brani, sette sicuramente, scartati dal capolavoro “To Pimp a Butterfly” pubblicato lo scorso anno, otto brani che però possono avere qualsiasi aspetto tranne quello di meri riempitivi, otto brani che probabilmente e soprattutto nella testa dell’autore non si amalgamavano perfettamente nel concept del precedente lavoro e che quindi hanno dovuto aspettare più tempo dei loro fratellini per vedere la luce.

Il rapper di Compton continua diritto sulla via verso la riscoperta della musica nera tout court ed è così che fra flow mozzafiato legati la maggior parte delle volte alla lotta quotidiana ed alla resistenza contro i soprusi della “razza” bianca dominante e ritmi che giocano con tutto ciò che i neri d’America hanno contribuito a portare musicalmente al successo durante lo scorso secolo raggiunge la meta come solo i veri campioni.

Da citare almeno la parte centrale dell’album, quella che va dalla untitled 4 alla untitled 6, che rilegge il jazz in chiave moderna come pochissimi possono permettersi sfiorando anche la bossanova nell’ultima canzone della tripletta così come la seconda parte dell’untitled 7 a metà fra lo scherzo ed una fine interpretazione del padre spirituale Robert Johnson che grazie ad una chitarra acustica, qualche verso ed una registrazione anni Venti style sembra comunicare virtualmente con il primo della classe fra i suoi alunni di questo nuovo millennio.

“Untitled Unmastered”: un nuovo capolavoro fra rap, cabaret e filologia della black music.

Andrea Manenti