Undicesimo album in vent’anni esatti di carriera per i Nada Surf: band indie per necessità dopo esser stata lasciata al proprio destino dall’Elektra a fine anni Novanta, ma che si è saputa ritagliare un posto di tutto rispetto all’interno della scena alternative americana.
Un pastiche in cui si mescola di tutto un po’ (dai R.E.M. ai Green Day) è quello cui il trio newyorkese ci ha abituato ed anche stavolta è così: “You Know Who You Are” è un compito più che onorevole portato a casa senza infamia né eccessive lodi, in questo caso condito da atmosfere forse più riflessive del solito, ma anche premiato da una qualità non così evidente nei lavori dell’ultimo decennio.
“Cold to See Clear” è un inizio solare e frizzante dal vago sapore pop punk, “Believe You’re Mine” è emotività più cupa, “Friend Hospital” un mid-tempo grezzo che gode di un finale che non ti si schioda più dal cervello, “New Bird” rilegge a suo modo quel gioiellino che fu a suo tempo “Warehouse: Songs and Stories” degli Husker Du, “Out of the Dark” toglie letteralmente dai pensieri oscuri e dona sorrisi, “Rushing” acusticheggia forse un po’ più del solito, “Animal” è blues senza blues, la title-track riporta agli antichi fasti rumorosi degli esordi anche se “Gold Sounds” placa subito e nuovamente gli animi. Infine la conclusiva “Victorys Yours” saluta i fans con l’ottimismo di chi, dopo anni e anni, si diverte ancora a far quel che fa.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.