“All’inizio di un luglio caldissimo, sul far della sera, un giovane uscì dallo stambugio che aveva in affitto nel vicolo S., scese nella strada e lentamente, quasi esitando, si avviò verso il ponte di K.”. Il giovane si chiama Raskol’nikov, protagonista di un libro tanto amato da Woody Allen da ispirarlo in tre film. In “Delitto e Castigo”si narra di un omicidio commesso per “giusta causa”, seguendo una morale personalissima, cui la coscienza non può scappare. Questa è anche la trama di “Irrational Man”, dove Woody, per il film dei suoi ottant’anni, ha scelto una trama che ricalca quella di Match Point, ma meno riuscita e meno torpida. Anche il film potrebbe iniziare con “all’inizio di un luglio caldissimo”, ma l’ambientazione non è quella claustrofobica e notturna di S. Pietroburgo, ma un idilliaco e sofisticato college vicino a Providence, con le proprie limitrofe spiagge e le più temperate e romantiche serate che un’estate possa desiderare.  A incrinare l’equilibrio di una società di professori e dei loro bei e coltissimi figli, arriverà come un uragano Abe, professore maledetto dalle fantasie nichiliste, più interessato a sperimentare le proprie idee filosofiche che a insegnarle. Attratto da Nietzche, Kirkegaard, Hannah Arendt, il brillante e celebre filosofo, ispirerà soprattutto Jill, una bella studentessa che s’innamorerà della sua aura maledetta. Chi se non Joaquin Phoenix avrebbe potuto interpretare un’anima persa con disastrosi problemi esistenziali e con l’alcol? (ormai sembra essersi specializzato in questi ruoli, nonostante la parentesi hipster-masturbatoria di “Her”) e come attrice la splendida Emma Stone, nuova musa di Hollywood e di Woody Allen, qui un po’ fatua. Le premesse sono ottime, ma più che un nuovo dramma alla “Match Point”o come il meno riuscito “Sogni e delitti”, si assiste a una manifestazione di stile (e che stile Woody!) sterile e non sempre avvincente. Un giallo in cui s’immagina tutto, con una sceneggiatura con dialoghi a tratti imbarazzanti e attori fuori parte, intontiti. Joaquin forse non era molto convinto del ruolo, tra l’inebetito e l’instupidito, e sembra che il regista ottantenne (come accadeva in “Match Point”, con Rhys Meyers che recitava come uno stoccafisso) ultimamente non riesca a dare il proprio meglio nel dirigere gli attori con toni drammatici (sono lontani i tempi di “Another Woman”ed “Interiors”).

“Irrational Man” è un film ambizioso che non riesce a decollare e che si salva solo grazie al colpo di scena finale, peraltro già visto in passato. Di nichilista si intravedono alla fine soltanto le ispirazioni del buon Woody e i sentimenti dello spettatore, dopo un’ora e mezza di noiosa banalità.

Il Demente Colombo