Harrison Storm è un giovane cantautore australiano cresciuto nello stato di Victoria, tra le spiagge della penisola di Mornington. La sua infanzia, passata ad ascoltare la chitarra della madre e le poesie del padre, lo ha visto crescere in un ambiente artisticamente stimolante che continua a ispirarlo ancora oggi. I suoi sono brani intensi, spesso malinconici, suonati con uno stile singolare, che mette a nudo un finger-picking di ispirazione classica e una voce emozionante e ipnotica che richiama alternative, folk e blues.
Il suo ultimo singolo, Run, è uscito il 22 febbraio 2019. Ha spiegato l’autore: «Run è una canzone che ho iniziato a scrivere la scorsa estate a casa mia in Australia, e che ho terminato dall’altra parte del mondo, nella campagna inglese, l’anno scorso. La canzone parla di fare un salto in un luogo in cui sentirsi rigenerati dal fascino dell’avventura e dell’ignoto, ma da affrontare con qualcuno al proprio fianco».
Da oggi Run è anche un video, emozionante e sincero, che vi proponiamo qui sotto in anteprima. Il video è stato girato allo Stanwell Park & Coledale in Australia dalla regista Anna Phillips. «Questa storia parla delle conseguenze che si verificano quando si perde qualcuno che rappresenta il collante della tua esistenza – ha detto la regista – Parla della sinergia di una famiglia con l’oceano e del forte legame tra un padre e suo figlio».
Harrison Storm sarà presto in Italia per aprire i live di Ziggy Alberts, il 21 aprile al Serraglio di Milano e il 22 aprile al Teatro Parioli di Roma.

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.