Un incontro, un amore improvviso, la morte, la vita, la musica come via di salvezza: no, non è una fiaba, anche se potrebbe sembrare, ma è la storia degli Arcade Fire. Galeotta fu Montréal, dove nel 2001 scocca la scintilla tra Win Butler – californiano di nascita e texano di vita – e Régine Chassagne – canadese di nascita e haitiana di origine. I due, insieme a Josh Deu, il chitarrista Dane Mills e a Brendan Reed, che condivide l’appartamento con la coppia, nell’estate del 2002 iniziano a registrare il loro primo EP, intitolato “Arcade Fire” e una delle canzoni, No Cars Go, che verrà nuovamente registrata per essere inclusa in “Neon Bible”, secondo album uscito nel 2007. Si susseguono una serie di componenti, fino a giungere alla formazione finale, che oltre alla coppia Butler, conta il fratello di Win, William Butler, Tim KingsBury, Richard Reed Parry e Jeremy Gara.

 

La fine come inizio: il funerale

Il primo passo verso il successo. Nel 2004, in seguito a un periodo buio vissuto da Butler e da sua moglie, durante il quale vengono a mancare molti amici e parenti della coppia, pubblicano il loro album di debutto,Funeral”. Ogni brano rappresenta una liberazione emotiva dal dolore e dalla malinconia vissuti. Atmosfere oniriche, testi evocativi ma anche di una certa ricchezza sonora e strumentazione estesa – voci, basso, chitarre, piano e batteria dominanti, ma archi, fisarmoniche, xilofoni e synth ben presenti.

Si presentano sui palchi come una ciurma di pirati e gridano all’unisono il bisogno d’amore che c’è, ballando via la notte e abbracciando lo sparuto pubblico che accorreva ai loro concerti. Li abbiamo visti così, il 24 maggio del 2005, al Transilvania di Milano. Per capire bene cosa intendiamo, vi basta ascoltare brani come Neighborhood #2 (Laika), Wake Up e Rebellion (Lies).

“Funeral” ottiene un enorme successo e si fa strada nelle top-ten delle varie riviste musicali. Gli Arcade Fire diventano la migliore declinazione del rock. Il 9 settembre del 2005 a Londra, salgono sul palco con David Bowie e ci regalano un meraviglioso duetto sulle note di Wake Up. Un momento che entrerà nella storia.

Ma non finisce qui. Infatti, dopo il Duca Bianco, anche gli U2 non sono da meno. Durante il Vertigo Tour, Bono apre i suoi concerti proprio sulle note di Wake Up, tanto che poi gli Arcade seguono la band irlandese per varie date.

Un brano significativo di questo album, soprattutto per Régine, è Haiti, che poi è anche la sua terra di origine. A partire dal 2006 il gruppo canadese prende a cuore la situazione di questa popolazione: sono diventati testimonial dell’organizzazione no profit Partners In Health (PIH) e donano un dollaro per ogni biglietto di concerto venduto da destinare all’assistenza sanitaria per persone in stato di povertà dell’isola. Inoltre, non tutti sanno che le voci di Haiti sono state registrate nel bagno del loft della coppia Butler, perché per Régine era una canzone personale e non voleva farla in studio. Curioso sapere che sia stata fatta luce nel bagno con un dittafono. Intorno al cinquantesimo secondo, è possibile sentire un suono di clic: è proprio lei che spinge il pulsante “stop” su questa macchina a nastro.

 

I sermoni desertici e le bibbie al neon

È l’anno 2007, esattamente tre anni dopo, e le aspettative da parte dei fan sono molto alte. Così arrivano le melodie malinconie e più cupe di Neon Bible”, nate a partire dagli incubi infantili di Win. L’intuizione creativa per questo album è avvenuta nel deserto. “Eravamo in un hotel di piccole dimensioni nel West che attraversava il deserto”, ricorda Butler, “e stavo cantando sotto la doccia, Regine cominciò a cantare con me ed è uscita My Body is A Cage“. Il giorno successivo, Butler tira fuori gli accordi mentre con gli altri membri della band stava attraversando il New Mexico nel loro furgone. Mentre la band si ferma per cena in un piccolo ristorante messicano, tutti entrano tranne Win e Regine. Seduti all’esterno sul marciapiede mentre il sole tramonta, Butler canta la canzone a sua moglie.

Peter Gabriel ha ripreso questo pezzo strepitoso per tirarne fuori una versione da brivido contenuta nel suo disco “Scratch My Back” del 2010.

 

arcade fire studio

Altre due curiosità relative a “Neon Bible”: una è che, per questo disco, gli Arcade Fire acquistano la loro chiesa, una chiesa di mattoni rossi del XIX secolo a Farnham, in Quebec, che usano come studio fino al 2013, anno in cui la mettono in vendita; l’altra che Charlie Brooker ha intitolato la sua serie TV ispirandosi al brano di apertura dell’album, Black Mirror. Lo “specchio nero” corrisponde allo schermo vuoto che rimaniamo a fissare quando i dispositivi sono spenti. Proprio come “Neon Bible” mostra la preoccupazione del clima politico di quegli anni, così il TV show di Brooker si concentra sugli effetti collaterali e sull’assuefazione delle nuove tecnologie. 

Fin da questi anni, Win Butler si immagina come un cantante di protesta. “Credo che questo deve essere il momento più importante per la protesta nella storia della civiltà. La gente dice che abbiamo già parlato della guerra, l’Iraq, Bush – no, non lo abbiamo fatto. Questa merda sta ancora accadendo, nel nostro nome, e sta peggiorando ogni giorno”, ribadisce il cantante. “Se senti che qualcosa è sbagliato, non devi rimanere in silenzio”. Un decennio dopo, alla vigilia dell’inaugurazione di Donald Trump quest’anno, gli Arcade Fire hanno rilasciato una canzone di protesta minimalista con Mavis Staples, intitolata I give you power.

Win Butler ha apertamente sostenuto l’elezione di Barack Obama, a supporto del quale ha anche organizzato due concerti nella Carolina del Nord. Inoltre, il 21 gennaio del 2009, la band è stata invitata insieme a Jay-Z da Obama stesso all’Obama Campaign Staff Ball al DC Armory.

 

I sobborghi e i colori del tramonto senza filtri

Nel 2010 esce il terzo album, The Suburbs”. Si alterna il loro spirito di ricerca, in tracce come Rococo, a melodie dolci, carillon fiabeschi, stratificazioni orchestrali, di Half Light I e Half Light II. Questo lavoro è meno compatto rispetto ai precedenti. Per We Are Used to Wait, invece di fare un video musicale, la band ha collaborato con il regista Chris Milk e il Google Creative Lab per creare un video interattivo utilizzando HTML5 su Google Chrome.
Questo è un esempio di come la voglia di uscire dagli schemi ha da sempre accompagnato la band.

 

Specchio riflesso, se non ti muovi non hai un cuore. Reflektor

Nel 2013 esce il quarto albumReflektor”. È un doppio e dura 75 minuti. Molti testi di questo disco traggono ispirazione dal film del 1959 “Black Orpheus” di Marcel Camus. La maggior parte dei brani lavora solo per assonanze: si parla di relazionalità tra individui, di rapporti affettivi, di disillusione.

Supersymmetry, l’ultima traccia di questo album, era originariamente destinata al film “Her”. Ma anche se non è stata inclusa poi nel film, è possibile ascoltarla nei crediti finali e nel trailer.

Questo è il disco della svolta, che li ha consacrati. Si tratta di un disco più elettronico, dove il gruppo cerca – e ci riesce – di tenere in una tensione equilibrata il neoclassico e il digitale, proprio come è espresso dalla copertina. Sono presenti molti riferimenti storicizzati, ma rielaborati con una propria originalità, ormai maturata e più coesa rispetto al precedente “The Suburbs”.

Durante il tour per questo album, la band è venuta in Italia per un bellissimo concerto al Castello Scaligero di Villafranca di Verona:

 

Tutto e subito

Arriviamo così al 2017, quando gli Arcade Fire annunciano l’uscita di un nuovo album, “Everything Now”, anticipata da quattro singoli: Everything Now, Creature Comfort, Sign of Life e, il 13 luglio, Electric Blue. Qui potete leggere la nostra recensione del disco.

Inoltre, tra i fatti più recenti nella seconda giornata del Primavera Sound 2017 a Barcellona, abbiamo avuto la fortuna di non perderci il loro concerto a sorpresa. Una poesia in pieno tramonto. Qui il nostro video:

A cura di Stefania Fausto e Tum Vecchio