La premessa fondamentale è che gli eterni nostalgici, appena mettono nel mirino un nome che ebbe un buon risalto negli Anni ’90, sono stuzzicati a puntino. E lo scrivente appartiene senza vergogna alcuna alla categoria di cui sopra.
Stavolta è il turno dei Travis, che per quanto fuori tempo massimo col britpop, riuscirono tra fine ‘90 e inizio 2000 a ritagliarsi un’importante fetta di attenzione, grazie a una ricetta piuttosto semplice quanto gustosa: pop rock guitar driven a presa diretta, armonie deliziose, melodie orecchiabili e senza tempo, ritornelli emozionanti e magnetici.
Una carriera più che dignitosa, quella degli scozzesi, che si presentano adesso con il loro decimo album in studio, “10 Songs”, fatto appunto di dieci canzoni: a capitanarli, ça va sans dire, ancora Francis Healy, ma è un piacere vedere che la formazione originale sia ancora esattamente quella degli esordi di “Good Feeling” (1997) e di quel piccolo gioiello di “The Man Who” (premiato nel 2000 come miglior album britannico), che insieme al terzo LP “The Invisible Band” (2001) rappresentano anche il picco commerciale della band di Glasgow.
Dieci canzoni dal canovaccio dei più consolidati e dal formulario altrettanto sperimentato: ballate dal tepore di mezza stagione che non nascondono certo messaggi d’amore e gioia di vivere (Waving at The Window, Buttefly, la carezzevole All Fall Down, forse il miglior passaggio del lotto a braccetto con Nina’s Song), dove la trazione è ancora una volta affidata alla chitarra acustica di Healy e al suo cantato rotondo e protettivo, che riesce anche a trovare piccoli gradi di poliedricità, come del resto ci aveva ben abituato. Anche sulla scrittura poco da dire: talento e capacità non gli son mai mancate, e il tempo che passa inesorabile non intacca queste doti.
Un plauso lo strappano anche la delicata A Million Hearts con il suo piano, il tex-mex di A Ghost e The Only Thing, che vede la partecipazione di Susanna Hoffs delle Bangles. Con i Travis non si cerchino certo arabeschi o sperimentazione, tantomeno una qualche rivoluzione stilistica e di contenuti: con band come loro, il piacere è semplicemente quello di ritrovarsi, ancora una volta.
Anban
