«I hope I die before I get old»: mai bugia più grossa fu raccontata in ambito rock. Se è vero infatti che i compianti Keith Moon e John Entwistle hanno smesso di farci compagnia già da tempo, è anche vero che la voce di Roger Daltrey e la mania compositiva del chitarrista Pete Townsend sono ancora qui a farsi apprezzare dopo la bellezza di 55 anni di onorata carriera.
“Who” è un ottimo lavoro, probabilmente il migliore da “Quadrophenia”, annus domini 1973, ed è una specie di raccolta antologica contenente ogni mood, ogni suono, ogni passione della mitica band londinese. Fin dall’inizio si mettono ben in chiaro le cose: gli Who sono vivi e più che vegeti. All This Music Must Fade potrebbe infatti comodamente uscire dal capolavoro “Who’s Next”: è epica, rockeggiante, classica e sbarazzina allo stesso tempo. Il primo singolo pubblicato Ball and Chain richiama sia il passato della band nell’intro pianistico per un solo accordo arpeggiato ripetuto ad libitum, sia il passato del “rock tutto” nel riprendere il blues e farlo proprio.
I Don’t Wanna Get Wise ci rimanda dritti dritti nei favolosi sixties, mentre Detour, dopo decenni in cui si ripete continuamente che il punk è morto, è un bellissimo proto-punk in ritardo di decenni (ricordiamo che gli Who hanno scritto gemme del genere come la pluricoverizzata, anche da Sex Pistols e Ramones, Substitute o l’inno eterno My Generation). Beads On One String, come anche la conclusiva Danny and My Ponies, richiama la carriera solista anni Ottanta di Townsend. Hero Ground Zero, sarà forse per il titolo, si collega invece alla forza di riscatto percepibile nel ritorno di quasi un ventennio fa di Bruce Springsteen con “The Rising”. Break the News è brit pop da alta classifica.
Concludiamo citando il gioiello Got Nothing to Prove, una delle migliori cose mai uscite dalla penna di Townsend, la sua Eleanor Rigby, fra echi da colonna sonora alla James Bond e tuffi nostalgici nel passato pop sixties. E no, gli Who non hanno veramente più nulla da provare, né a noi né a chiunque altro.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman