Milano, 2 febbraio 2023
Giorgio Canali è tornato all’Arci Bellezza insieme ai Rossofuoco per una data milanese da tutto esaurito. Una sala piena che testimonia la grande affezione al rock romantico e maledetto di Giorgio e alle sue “canzoni di merda”.
I Rossofuoco salgono sul palco orfani della chitarra di Steve Dal Col, ma il vuoto è colmato dal suono robusto e costante dello stesso Canali, che più o meno in ogni brano si produce in brevi e lancinanti assoli.
La scaletta si concentra prevalentemente sull’ultimo album “Venti” (La Tempesta, 2020) e sul precedente “Undici canzoni di merda con la pioggia dentro”. Fuori i classici, dentro un paio di cover: prima Hit The City di Mark Lanegan, poi a sorpresa, Heroes di David Bowie, inserita in un medley che parte dalla scrittura struggente di Eravamo noi e arriva al ritornello di Tutti gli uomini. La chiusura, come sempre, è affidata a Lettera del compagno Lazlo al Colonnello Valerio e al suo partecipatissimo coro di “Non dovevamo fermarci”.
Ascoltare “Venti” dal vivo vuol dire scontrarsi con la cruda pasta delle sue canzoni. La ricetta è quella del Canali che conosciamo bene: rabbia politica, lampi romantici, malinconici e solitari, qualche bestemmia e tante chitarre. Il sapore, però, è più amaro del solito.
Canali è un Céline folk-rock che dal palco illumina di disillusione: come con la sporca letteratura, ogni tanto è bene abbandonarsi ai suoni ruvidi e disturbanti.
Mattia Sofo
Mi racconto in una frase: “Il segreto è il whiskey” (dopo aver ottenuto il foglio rosa)
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica: Alcatraz (Milano), Serraglio (Milano), Circolo Ohibò (Milano)
Il primo disco che ho comprato: Doveva essere qualcosa di Ligabue.
Il primo disco che avrei voluto comprare: Pink Floyd – Atom Heart Mother
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Mi piace andare al cinema da solo.