È una cosa che non può capitare tutti i giorni, quella di ascoltare un album di una band, un ottimo album tra l’altro, che probabilmente non potrà avere un seguito: la storia dei canadesi The Tragically Hip si concluderà in maniera più o meno definitiva quest’anno. Gordon Downie, cantante, tre mesi fa afferma di essere affetto da tumore cerebrale terminale. Dopo 27 anni di carriera, Man Machine Poem sarà l’ultimo lavoro con la band originale e quando se ne va il cantante, qualunque tentativo di cambio di line up, sarà solamente un autentico fracasso. Lo hanno dimostrato tanti gruppi. Nonostante la band abbia specificato che sia impossibile fare dei riferimenti tra le tracce dell’album e la malattia di Downie, in quanto il lavoro fu precedente alla diagnosi, io vi ho trovato testi intrisi di abbandono, tristezza, vita che sfugge. Gordon diversi anni fa ha affrontato un lungo calvario, una battaglia combattuta e vinta contro lo stesso male che colpì sua moglie. Quella volta vinsero loro, ma per Gordon, a detta degli stessi medici, le speranze sono ridottissime.
Così, ti viene da pensare, quando ascolti tracce come Man, Here in the Dark, Tired as Fuck ed una simbolica Ocean Next, a qualcosa che durerà ancora poco, un qualcosa che si sta spegnendo. Ocean Next ci dice che dopo la morte, non c’è nient’altro che un vuoto immenso. Poi c’è In Sarnia in cui la voce sembra urlare aiuto, disperazione. Un grido di una persona che sta sprofondando nelle tenebre. Questi sono album che si aderiscono direttamente sulla tua pelle, un pò come quando guardi un film drammatico preso da una storia vera: sai che le emozioni raccontate sono state realmente vissute. Ed il tutto da un altro senso all’opera, un senso reale e vero. Questo lavoro dei The Tragically Hip, attualmente al numero 1 in Canada, è destinato quindi a rimanere nella storia: prescindendo dalla storia dietro, le tracce sono suonate magistralmente ma ciò che esce dalle casse quando suona Man Machine Poem è passione, dramma, lotta, speranza, abbandono, rassegnazione. Non lo so, ma io mi sono emozionato questa volta.
Federico Trevisani
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Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.