Sono a letto. Il live dei Bug Club è finito da 12 ore e 20 minuti, giusto per essere precisi. È un sabato mattina, di quelli in cui puoi riposare senza sentirti in colpa. In realtà questa notte mi sono svegliato un paio di volte. La prima volta sono andato in cucina e ho guardato l’orologio del forno. Erano le 4.23. Avevo il collo umido, la salivazione azzerata e un ritornello killer che mi rimbalzava in testa: “Quality pints! Quality pints! Quality pints in your town!”. Erano i Bug Club. Facevano ciao con la manina dal sottoscala del mio cervello. Uella ragazzi, ancora qui? Ho bevuto dal rubinetto per placare l’arsura e mi sono rimesso in branda.

Alle 6.45 dev’essere caduta un’incudine dal comodino del vicino. Mi sono svegliato di nuovo. Avevo l’occhio pallato e la pressione bassa. A salvarmi sono stati ancora loro. Basso, chitarra e batteria: “Quality pints! Quality pints! Quality pints in your town!”. Mi carambolavano dentro come una pallina da ping pong nel cestello di una lavatrice. E ora che sono quasi le 11 e un filo di luce da sotto la porta mi dice che fuori c’è il sole, i Bug Club continuano a solleticarmi la corteccia. Non se ne vanno. Alzo le sopracciglia, li saluto compiaciuto e me li ascolto ancora un po’.

Non capita spesso di incubare un concerto per tutto questo tempo. È la prova provata che la band di Caldicot, Galles, ha centrato in pieno l’obiettivo. Per pigrizia ho cercato Caldicot su Google. Ho scoperto che laggiù non c’è nulla di nulla, a parte un castello. Undicimila abitanti in tutto, compresi Sam Willmett (chitarra e voce) e Tilly Harris (basso e voce). I due suonano insieme da quando avevano 14 anni. Ai tempi facevano blues e devo dire che si sente. Con loro c’era Dan Mathhew alla batteria, sostituito un anno fa da Tom Rees, che è anche il produttore di “On the Intricate Inner Workings of the System” del 2024. Quest’ultimo album ha fatto la parte del leone durante il live all’Arci Bellezza. Non sono un maniaco delle scalette, ma credo che lo abbiano eseguito quasi per intero. War Movies, Pop Single, Best Looking Strangers in the Cemetery e A Bit Like James Bond sono tormentoni a presa rapida su disco. Figuriamoci dal vivo.

In un’oretta e mezza di concerto i Nostri hanno mostrato con orgoglio tutta la loro attitudine weird da veterani della stanzetta. Difficile resistere alla loro musica. Un mix letale di garage punk, college rock e arguzie indie complicate da circoscrivere. Si va dalla scuola punk rock di The Jam e Buzzcocks, al power pop, sempre di stampo britannico, dei primi dischi di Elvis Costello e Joe Jackson. Sul palco, poi, il trio si diverte da matti. Il pubblico non è stato da meno. Del resto che cosa vuoi dire a una band che nel pomeriggio, su richiesta di un fan, ha preparato in fretta e furia un pezzo che non era previsto in scaletta? Soltanto amore per loro. Non a caso il pezzo in questione era Only in Love. E per fortuna l’hanno suonato, perché è una caramella frizzy che stimola il palato e scatena il coretto sbarazzino in platea.

L’alternanza tra voce maschile e voce femminile è uno spasso. Soprattutto se costruita sull’idea del botta e risposta che è tipica del genere. Marriage e It’s Art sono altri pezzi da segnalare. Rendono benissimo anche gli ultimi due singoli, che anticipano l’uscita del prossimo disco fissata per il 13 giugno (a pubblicarlo sarà ancora una volta la Sub Pop, chi ha orecchie per intendere intenda). Ma non esiste un brano noioso dei Bug Club, vi sfido a trovarlo. Come dire: la goduria di questo live era ampiamente prevista. A sorprendere, semmai, è stata l’accuratezza nell’esecuzione. Si tratta di un genere “facile”, parliamoci chiaro. Molte band di questo tipo la buttano spesso sul piano emotivo, con prestazioni tutto al più muscolari. I Bug Club, al contrario, curano il dettaglio sfoggiando doti tecniche degne di nota. Anche quando il ritmo si alza, tutto fila che è una meraviglia. Come quando, sul finale, i tre gallesi si sono guardati per un attimo e hanno attaccato con Quality Pints. Il petardo che sento ancora scoppiettare in questa mattinata di inizio maggio.

Paolo