Artista sui generis, Richard Dawson ha all’attivo nove album di matrice cantautoriale e una buona serie di articoli in cui la stampa albionica lo identifica come uno dei più talentuosi e “strani” songwriters inglesi. È la verità. Con una voce che spazia dal falsetto alla Robert Wyatt a profondità baritonali alla Tom Waits, l’artista di stanza a Newcastle upon Tyne non è certamente facile a catalogazioni, al pari di uno dei suoi miti musicali: il mai troppo compreso Captain Beefheart.

In questa ultima fatica intitolata “End Of The Middle”, Dawson scarnifica più del solito la sua musica lasciandola spesso e volentieri in una forma completamente acustica, tappeto ideale su cui narrare una serie di storie affascinanti di persone normali ritratte in luoghi normali. Coinvolgente quella raccontata in Gondola, di una nonna che non ha mai visto Venezia e che data l’età ha paura di non poter mai realizzare il suo sogno. Angosciante sin dalla ritmica Bullies, il cui tema, come da titolo, è il bullismo. Espressivo e lacerante il finale di Knot, con un sax che più free e maltrattato non si può. Sognante la conclusione a due voci (l’altra è quella della compagna Sally Pilkington) della cinematografica More Than Real. Un disco non per tutti, ma che saprà toccare il cuore degli ascoltatori più coraggiosi.

Andrea Manenti