Artista sui generis, Richard Dawson ha all’attivo nove album di matrice cantautoriale e una buona serie di articoli in cui la stampa albionica lo identifica come uno dei più talentuosi e “strani” songwriters inglesi. È la verità. Con una voce che spazia dal falsetto alla Robert Wyatt a profondità baritonali alla Tom Waits, l’artista di stanza a Newcastle upon Tyne non è certamente facile a catalogazioni, al pari di uno dei suoi miti musicali: il mai troppo compreso Captain Beefheart.
In questa ultima fatica intitolata “End Of The Middle”, Dawson scarnifica più del solito la sua musica lasciandola spesso e volentieri in una forma completamente acustica, tappeto ideale su cui narrare una serie di storie affascinanti di persone normali ritratte in luoghi normali. Coinvolgente quella raccontata in Gondola, di una nonna che non ha mai visto Venezia e che data l’età ha paura di non poter mai realizzare il suo sogno. Angosciante sin dalla ritmica Bullies, il cui tema, come da titolo, è il bullismo. Espressivo e lacerante il finale di Knot, con un sax che più free e maltrattato non si può. Sognante la conclusione a due voci (l’altra è quella della compagna Sally Pilkington) della cinematografica More Than Real. Un disco non per tutti, ma che saprà toccare il cuore degli ascoltatori più coraggiosi.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman