Nel tentativo di mescolare il pop a una scrittura autobiografica – o quantomeno al racconto di sé – si rischia spesso di cadere in una trappola che renda il risultato privo di profondità, spirito e interesse. “Ma ti pare”, l’EP d’esordio di FAZIO, dimostra incontrovertibilmente che una strada diversa – per quanto non opposta – esiste.

Reduce dalla pubblicazione di una serie di ottimi singoli, l’artista riunisce quattro brani all’interno del progetto: alle già edite Giovanni e Canzonetta, si aggiungono Come sei (scritta e cantata in collaborazione con Lumen) e Fatti miei. Intrinsecamente legati da un approccio di scrittura radicato nella tradizione della canzone leggera, i brani dell’EP navigano attraverso stati d’animo e piccoli momenti del quotidiano, proponendosi come una vera e propria lente attraverso cui guardare la realtà di tutti i giorni. Al contempo, però, a dominare il progetto è un’atmosfera sognante e a tratti psichedelica, che fa uso di sonorità morbide ma ricercate, per dar vita a un sentore rétro che fonde passato e presente.

Nati da una ricerca profondamente personale e composti nell’intimità di un home studio, gli episodi del racconto di FAZIO trovano così una chiave di lettura più ampia, che dona loro orizzonti ben più liberi. Il folklore colorato di Giovanni e la leggerezza rivoluzionaria di Canzonetta sfondano i limiti della loro stessa dimensione, diventando simboli di un mondo da cui troppo spesso non ci si sente ascoltati.

Allo stesso tempo, il forte valore personale di Come sei e Fatti miei si tramuta nella consapevolezza universale che non tutto può sempre andare per il verso giusto; è però necesario rialzarsi e tornare a vedere ciò che di positivo resta, facendosi cullare dalla sensazione di non essere mai davvero soli. In una contraddizione che è solo apparente, FAZIO sceglie quindi di mettere sé stesso al centro di ognuno dei brani dell’EP, finendo però per dar vita a una serie di lettere aperte, pronte ad essere raccolte da chiunque voglia identificarvisi.

“Ma ti pare” diventa così un monito alle conseguenze positive del sapersi sempre mettere in dubbio, ma anche un ironico augurio a ripercorrere la propria storia provando a darle un significato diverso, più dolce e accogliente – e perchè no, magari concedersi anche un lieto fine.

 

Foto di copertina: Alessandra Tagliavia