“Sensibile” è l’album della “svolta laziale” di Mike Orange. A poco più di un anno dall’esordio solista, il cantautore di Melzo (Milano) ha deciso infatti di registrare il suo primo vero album al LoopStudio di Latina insieme ad alcuni musicisti della zona. In questo modo si è distaccato completamente dall’indie-rock modello Tre Allegri Ragazzi Morti, a favore di un suono più vicino al mainstream di Calcutta, pur mantenendo intatta tutta la sua originalità.

Il disco inizia con l’intensità di Rivolta, CR, una sorta di introduzione che inquadra il mood dell’opera in un’intimità pop rock confortevole ma al tempo stesso dolorosa, sia nel testo («Fottuta speranza se non mi accarezzi sto un po’ così / Niente paura non serve andrà come sempre»), sia nella musica, fra un atmosferico clarinetto e uno sgraziato solo di chitarra elettrica. È poi il turno del primo singolo, l’irresistibile Piedi, una di quelle canzoni che a un ascolto distratto potrebbero far pensare alla solita hit radiofonica, se non che al suo interno c’è molto di più: nelle parole, nel giro di basso… La Freak o la Coccodrilli (vedi un certo Samuele Bersani) di Mike Orange.

Parco legge dentro qualsiasi persona abbia avuto il sogno di fare il musicista: «Ci vediamo stasera a Bergamo all’Edoné che finalmente mi riesci a sentire / Me l’avevi promesso da un po’, dai non fare come le altre persone che parlano parlano / Che poi nutro delle aspettative che poi restano macigni pieni di non detti ed è da lì che di solito poi si rovinano tutti i rapporti». Se non siete di Bergamo, cambiate Edoné con il locale più gettonato della vostra provincia e sentirete un groppo in gola.

Alcol fa il paio con Scotch e regala due dei brani punk più riusciti di tutta la lunga carriera del nostro (cominciata non a caso con Subgruppo Devasto e SOCS, quindi in pieno ambito punk): a memoria non mi viene in mente nessuno che abbia saputo portare in Italia l’emo dei Get Up Kids in modo così efficace. C’è poi Mostri, ballad solenne fra 883, Goo Goo Dolls e Nothing Else Matters dei Metallica che se non ti fa, non dico scendere qualche lacrima, ma almeno provare un brivido sul ritornello, significa che sei davvero troppo in-sensibile per la sensibilità di questo album. Escort è un dolce acquerello pop, mentre il finale di Cose che volevo dirti alza ancora un po’ l’asticella dell’emozione raggiungendo i picchi del miglior Niccolò Fabi. Un disco che in un mondo giusto meriterebbe tantissimo.

Andrea Manenti