Dopo un’esibizione a sorpresa durante il live di Calcutta ad Acireale, ecco Bar Franca di Marco Ziliani, che è già un tormentone virale: messo per gioco su YouTube ha raggiunto in pochissimi giorni le 13mila visualizzazioni.

Per chi non lo conoscesse, Marco Ziliani nasce nel 1995 a Riva del Garda. Comincia già a 12 anni a calcare i palchi dei locali trentini, per approdare fino al palco di X Factor nel 2014, scelto da Morgan insieme alla sua band, i The Wise. Dal 2017 è il batterista e backing vocal degli Usual, con cui ha all’attivo un EP, “Just Feel Alright”, pubblicato da Primal Box. La musica è anche il suo lavoro di tutti i giorni: spostatosi a Milano, la sua prima esperienza di tecnico audio è al Circolo Magnolia nel 2016, per poi stabilirsi per due anni come fonico al Bloom. Parallelamente inizia la sua esperienza da backliner, girando l’Italia con i tour di Cosmo, Calibro 35 e Calcutta.

Bar Franca è un brano che nasce quasi per gioco, una canzone che l’autore ha scritto per promuovere una festa di Natale nel bar di paese. La forza del brano sta tutta nella sua origine: il testo è schietto, racconta di vita vissuta, di divertimento in compagnia; musicalmente la ritmica è travolgente e irresistibile, così come il suo ritornello, che rimane impresso fin dal primo ascolto. Questo brano conserva in sé tutta la sua spontaneità e leggerezza, che lo rende una perla rara nello scenario musicale di oggi. È Marco stesso, nella nostra intervista, a raccontare sé stesso e il suo percorso artistico.

A cura di Alessandro Benedetti

 

 

La tua esperienza musicale è sempre stata lontana dal palco, come backliner hai vissuto i concerti da una prospettiva differente. Il tuo ruolo di batterista ti ha invece trasportato sul palco e ora, durante il live di Calcutta, hai conquistato la scena. Come racconti questo viaggio?

I miei ricordi legati alla musica risalgono a quando ero bambino, dove nel mio paese Bolognano d’Arco suonavo le padelle a casa della nonna, come fossero una batteria, finché a 7 anni mia madre si è decisa a comprare una batteria vera. Da lì ho iniziato a suonare davvero, poi a 11/12 anni ho iniziato a suonare ai primi piccoli concerti locali, arrivando poi nel periodo dell’adolescenza a esibirmi nei primi locali. Poi, finite le superiori, ho deciso di partecipare con la band di quel periodo a X-Factor, dove abbiamo passato le selezioni e partecipato a due puntate.

Hai esordito sul palco di Calcutta durante il tour di “Mainstream” cantando Bar Franca davanti a migliaia di persone. Ci racconti la storia di Bar Franca, dall’origine fino al palco di Acireale?

Bar Franca è un bar di Bolognano, vicinissimo a casa mia, e sin da bambino giocavo lì a calcetto, l’ho sempre frequentato. Era il classico ritrovo del pomeriggio, finito di giocare a calcio si restava lì a far merenda, chiacchierare. Crescendo poi ho trovato lì le prime amicizie, le prime birre, insomma è il classico bar di paese. Quattro anni fa poi mi ci sono affezionato particolarmente perché è andato in gestione a due ragazzi, Alice e Lorenzo, con cui ho subito avuto feeling. Dal rapporto con loro è nata l’idea di organizzare la cena della Vigilia di Natale e Bar Franca ne è diventato l’inno! È una bella canzone, fresca, orecchiabile, e ha preso tantissimo quest’anno. Un po’ di tempo dopo, Emmanuele di Bomba Dischi l’ha fatta sentire ad Edoardo (Calcutta, nda), a cui è subito piaciuta, gli era rimasta in testa, ogni tanto me la canticchiava e ci scherzava su. Dopo la data di Napoli gli ho detto, scherzando: “Dai, la prossima volta impari il testo della canzone e la cantiamo insieme all’ultima data” ed Edo, ridendo, mi ha detto “va bene”. Passato un po’ di tempo, è arrivata l’ultima data del tour, ad Acireale, e durante il soundcheck Edoardo mi ha chiesto di provare che tutto fosse pronto per il mio pezzo. Ancora pensavo scherzasse, fino a quando durante il live mi ha davvero chiamato sul palco!

Immagino la tua felicità…

Ovviamente è stato un gesto bellissimo, non tanto per aver suonato o meno, ma perché Edo mi ha dimostrato di tenere alla mia canzone, e lo testimonia anche l’abbraccio finale. Sì, abbiamo un rapporto lavorativo – io sono il suo backliner e sono sempre a sua disposizione – ma al di là di questo si è creato un rapporto emotivo, e io gliene sarò sempre debitore.