pup the band

I PUP sono una gradevolissima ventata d’aria fresca nel panorama punk-rock mondiale. Nati a Toronto dodici anni fa, hanno già quattro album all’attivo, il penultimo dei quali, intitolato “Morbid Stuff” e uscito nel 2019 poco prima dell’era pandemica, aveva già fatto rizzare le orecchie agli ascoltatori più attenti grazie alla loro grinta e alle stupende melodie da cantare a squarciagola col pugno alzato.

“The Unraveling of PUPTHEBAND” conferma le aspettative ed esalta, se possibile, ancora di più la formula vincente della band. Sarà quella voce a metà tra Fat Mike e Frank Black, sarà quell’urgenza emotiva che non si sentiva dai tempi dei Get Up Kids, sarà quella distorsione possente al servizio di belle canzoni. Certo è che anche stavolta i PUP hanno fatto centro.

Sia nelle canzoni più tirate e di derivazione più prettamente hardcore come Totally Fine, Relentless, Waiting, Grim Reaping e il conclusivo anthem PUPTHEBAND Inc. Is Filing for Bankruptcy, sia nelle ballad agrodolci come l’opener Four Chords alla Cokie The Clown (e infatti non sembra casuale che proprio questo brano venga ripreso più volte durante la setlist a mo’ di sketch con Four Chords Pt. II Five Chords e Four Chords Pt. III Diminishing Returns) o la pixiesiana Cutting Off The Corners, sia addirittura nei tre episodi più pop (il singolone radiofonico Robot Writes A Love Song, Matilda e quel suo mood pop punk d’inizio millennio e la semi-elettronica Habits), Stefan Babcock e soci convincono e ottengono anche qualcosa di più. A novembre suoneranno al Bloom di Mezzago (MB). Oo vi avviso: non perdeteveli!

Andrea Manenti