Dal passato punk militante con il Subgruppo Devasto e i SOCS (band con la quale fortunatamente il percorso non è ancora concluso), Michele Arancio, in arte Mike Orange, circa tre anni fa è stato colpito sulla via di Damasco dalle melodie cantautorali del nuovo itpop di Calcutta e dell’indie italiano tradizionale dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Da quel momento Mike ha imbracciato la chitarra acustica per decine e decine di live nella sua Lombardia, durante i quali ha iniziato a proporre alcune sue canzoni dal gusto prepotentemente pop.
La voglia di crescere il più velocemente possibile si è realizzata quando ha deciso di chiamare in saletta alcuni vecchi amici musicisti: Giangiorgio Giallo alla batteria, Simone Mazzola al basso, il già Nova 76 Alberto Ubbiali alla chitarra elettrica e Dario Sorano alle tastiere. Con loro aveva iniziato a farsi conoscere nell’ambiente underground, ma di lì a pochissimo la pandemia ha fermato tutto. Oggi, a un anno esatto dall’inizio di una vita diversa per noi tutti, Mike Orange ci regala un EP di cinque brani dal forte sapore cantautorale anni Sessanta, superando così anche le sue prime influenze musicali.
Fondamentali e meritevoli sono i testi. In Kamikaze si parla di cotte adolescenziali, in Mare e in Menti di un più maturo rapporto di coppia, Statua analizza invece le piccole grandi vite degli incompresi e suona come un vero e proprio inno («Bisognerebbe costruire una statua a tutte le persone, che se anche tutti gli davano torto avevano ragione / Bisognerebbe che la televisione raccontasse di quelle storie, dei mille gesti inutili che migliorano le cose»), infine Segrate descrive con infinita poesia la provincia milanese.
Dal suono prettamente originale, l’EP potrebbe avvicinarsi al modo di riprendere il passato di un autore quale Roberto Dell’Era nei suoi due purtroppo misconosciuti album da solista, “Colonna Sonora Originale” e “Stare bene è pericoloso”, ma si avvicina anche a tratti (soprattutto in Statua) alle melodie chitarristiche degli Smiths; sicuramente regala all’Italia un nuovo cantautore dalle idee chiare e ottimamente in grado di realizzarle. Si aspetta quindi con curiosità, e speriamo al più presto, la prova di un intero album.
Andrea Manenti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman