Ok, partiamo dal presupposto della totale, consapevole inutilità di questa recensione. Fiumi di inchiostro e lunghe catene di Times New Roman sono già stati scritti su questo album e il suo autore. Eppure, andava fatta. Non è concepibile che sulla nostra webzine non vengano spese parole su “Serpentine Prison”, il primo, meraviglioso disco solista di Matt Berninger, voce e anima dei The National.
“Serpentine Prison” è un disco essenziale e intimo, al quale un produttore come Booker T. Jones ha saputo aggiungere quel tocco black, sofisticato e ricco di sfumature che ha permesso a dieci belle canzoni di trasformarsi in gemme preziose. My Eyes Are T Shirt apre morbida il disco, proiettandoci sensuale e ammaliante verso il resto delle tracce, seguita da Distant Axis, il primo singolo estratto, emblematica porta d’accesso a questo mondo sonoro: una canzone impreziosita anche dalla collaborazione con Andrew Bird (che suona il violino in molti brani del disco), a cui segue il terzo One More Second, che personalmente ritengo il migliore brano del disco. Un brano perfetto: orecchiabile, intenso, musicalmente immediato ma impreziosito da qualche elegante tocco di classe. Lacrime vere, emozioni che toccano e fanno venire i brividi. Aggiungi i vocals di Gail Ann Dorsey, aka la bassista di Bowie, e il piano di Brent Kopf, l’altra metà del suo side project El Vy, e hai il mio cuore in mano.
E poi la tromba e l’armonica di Silver Springs che ricamano il magico duetto con Dorsey, la delicata espressività del pianoforte di All For Nothing, la chiusura con la title track, visionaria ciliegina sulla torta di questo album che è un bellissimo regalo di compleanno (nel mio caso, amabile Scorpione, letteralmente) e di vita.
“Serpentine Prison” è il mio disco dell’anno, di quest’anno in particolare ma destinato a rimanere per tanti anni a venire. È un disco incredibilmente ricco nella sua semplicità, curato, emozionante, a cui basta poco – ma fatto bene – per essere potente. Parla di amore, di vita. A volte con amarezza, altre con dolcezza, sempre con sincerità. È il posto perfetto dove cercare riparo, lasciandosi coprire dalla sua poesia, in questi tempi difficili: “I need a vacation from intoxication”.
Giulia Zanichelli

Mi racconto in una frase
Famelica divoratrice di musica e patatine (forse più di patatine), diversamente social e affetta dalla sindrome di “ansia da perdita” (di treno, chiavi di casa, memoria
e affini).
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica
Auditorium Parco della Musica (Roma), Locomotiv Club (Bologna), Circolo Ohibò (Milano).
Il primo disco che ho comprato
“Squérez?” dei Lunapop, a 10 anni. O forse era una cassetta.
Comunque, li ho entrambi.
Il primo disco che avrei voluto comprare
“Rubber Soul” dei Beatles.
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso
Porto avanti con determinazione la lotta per la sopravvivenza della varietà linguistica legata alla pasta fresca
emiliana: NON si chiama tutto “ravioli”, fyi.