Le Sporche T-Shirt sono i nipoti over 40 di Renzo Arbore e della golden age dei centri sociali, una forma associativa che si è schiantata ormai da anni contro il solipsismo offerto da MySpace prima e dal caro Zuck dopo. Gruppo musicale? Multmediale? Teatrale? Periferici rispetto alla metropoli, l’hanno annusata da lontano e sono diventati adulti mescolando accademia e amateurisme, portando i Ramones dove una volta se ne stava Buscaglione. D’altra parte l’Italia è piena di provinciali sofisticati come loro, dai tempi di Tommaso Landolfi, e soprattutto tra gli orfani di Kurt Cobain.
Resta da capire se negli anni dei divi dai visi tatuati e della fuga dei cervelli c’è ancora spazio per chi celebra una certa eterna giovinezza figlia del secolo scorso: direttamente da Civitavecchia, Roma, i diretti interessati hanno realizzato un video di presentazione apposta per noi. Godetevi il video e poi scorrete per leggere l’intervista.
Intervista a cura di Alessandro Scotti
Siete un Gruppo o un collettivo? Come nascono i pezzi? Da dove venite, sembra dall’estremo hinterland de Roma, è così?
Siamo cresciuti con i Varieta’ di Falqui, in cui era tutto molto curato esteticamente ed anche le musiche orchestrali sicuramente ci hanno segnato nei mitocondri. Più che Malcolm McLaren ci orientiamo verso Malgioglio e un certo electropunk italiano a la Donatella Rettore e Ivan Cattaneo. Ma musicalmente fagocitiamo di tutto, dagli Us Maple a Enzo Dong. Siamo delle discariche soniche.
Fate solo multimedia o possiamo aspettarci anche canzoni senza video? A me sembrate un mix tra Radio Nostalgia, la Rai della Venier e Malcolm McLaren, concordate? Avete anche una dimensione live? È legata al Circolo locale in cui vi esibite? Farete mai dei veri spettacoli teatrali? Proverete mai ad aprire un canale YouTube o siete troppo legati a formati classici?
Abbiamo un canale youtube a nome le Sporche Tshirt. Alterniamo sporadici live al playback cercando di non far scoprire al pubblico quale sia dei due. Il nostro pubblico è anche il vostro. Nel senso che ormai lo spettatore o fruitore è anche attore o creatore. Si sono rotte le acque, non esiste più nessuno in Italia che non abbia mai composto un brano per un talent, scritto un libro o una sceneggiatura. Siamo intercambiabili. Le Sporche Tshirt sono una parabola che capta segnali trash demenziali o altamente intellettuali o alchemici ed anemici.
Il vostro è rock demenziale? Chi è il vostro pubblico? Possiamo fare un bilancio della generazione X cresciuta negli ’80 e ’90 alla luce della vostra estetica? Esistono altri come voi un italia e nel mondo? C’è una rete o un gran complotto di cui fate parte?
Sappiamo solo che una delle strofe che più ci rappresenta è forse “non c’è gay senza gem boy, faccio a botte con Tolstoy”. Dalle nuove generazioni abbiamo molto da apprendere e poco da insegnare. Finalmente una inversione di tendenza come si deve. Della nostra generazione abbiamo semplicemente estremizzato il concetto di “do it yourself’. Ce la cantiamo e ce la suoniamo nel nostro mondo che è il Villaggio del Suono, un ambiente molto spazioso, ex officina per una scuola professionale di un Orfanotrofio, Villaggio del Fanciullo che sta sulla aurelia tra Santa Marinella e Civitavecchia. Ma non ci piace arroccarci in questa confort zone, anzi siamo pronti a salpare per ogni porto di mare e monti.
Oggi si parla spesso di rapporto tra metropoli ricca e provincia depressa: voi come vi ponete a riguardo?
Non ci interessano molto né le province né le metropoli, siamo un circo, un varietà o degli zingari al momento stanziali, ma pronti a mettersi in carovana. Sentimentalmente ci sentiamo vicini al progetto Bubca Records e ai Barsexuals ad esempio.
Presentateci le canzoni e i video finora realizzati…
Tony il Boyfriend è una celebrazione del famoso triangolo amoroso ispirata all’epoca dei fotoromanzi che si trovavano nelle riviste pre-scandalistiche come “Il Monello”. Anche l’iconografia del fotogramma del video è presa para para da un fotoromanzo di metà anni ’70.
Il secondo singolo Ma dove vai alle Hawaii se non hai il wifi è una cafonata danzereccia che abbiamo lanciato come hit estiva, ma finora l’ha trasmessa solo un rifugio in val di Fiemme per capodanno. Ci fa piacere sapere che può essere una hit per le 4 stagioni.
Mentre Aznavour sans Abat Jour è un incastro con il punk yankees tipo Ramones, di cui riprendiamo l’anthem iniziale con i chansonierre francesi. È il nostro Made in Usa di godardiana memoria. Poi Aznavour è un monumento, infatti come ogni intoccabile abbiamo avuto un po’ di problemi con la foto ritoccata inserita nel video, che youtube ci ha prontamente censurato. Il nostro Charles aveva dei baffetti a la Hitler/Chaplin che non sono piaciuti ai supervisori… Abbiamo optato per una testa ad abat jour.
Mi racconto in una frase: vengo dal Piemonte del Sud Il primo disco che ho comprato: “New Picnic Time” dei Pere Ubu è il primo disco che ho comprato e che mi ha segnato. Non è il primo in assoluto ma facciamo finta di sì. Il primo disco che avrei voluto comprare: qualcosa dei Pink Floyd, non ricordo cosa però. Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: la foto della famiglia di mia madre è in un museo, mia madre è quella in fasce.