Il nuovo album di Jeff Rosenstock “HELLMODE”, ci offre un’altra dimostrazione del suo talento nell’arte di creare veri e propri inni musicali. Fin dai suoi esordi con “Bomb The Music Industry!” nel lontano 2005, Rosenstock ha saputo trasformare le sue canzoni in autentici anthems. Questa abilità si fa sentire lungo tutto il suo cammino, che va dal ruolo di eroe punk di Long Island appassionato di ska fino alla sua carriera solista dinamica. Le sue tracce sono pensate per farvi muovere e gridare, e la sua energia sul palco, spesso immortalata in video mentre si muove e grida, è talmente coinvolgente che anche chi non è presente al concerto sente la voglia di seguirlo.
Ciò che rende Rosenstock unico è la sua abilità nel selezionare le parole perfette che, quando urlate al momento giusto, riescono ad accendere l’anima dell’ascoltatore: “Non mi appartieni!” e “Ho sogni! / Sogni stupidi e assurdi! / Sogni sciocchi e dannati!” e “Siamo stanchi! / Siamo annoiati! / Non vogliamo sentire tutte queste sciocchezze! / Non perdere il mio tempo!”.
“HellMode” è un album che affronta tematiche come l’ansia climatica, l’angoscia mentale e momenti acustici delicati. In sostanza, l’album si divide in due parti: una parte di apprensione amplificata e alcune tracce basate sulla chitarra acustica. Una di queste tracce è “HEALMODE”, una sorta di traccia principale che cattura la chiarezza che Rosenstock ha vissuto durante un temporale a Los Angeles, dove si è trasferito nel 2020: “Giornate perfette di pigrizia, in cui tu sei tutto ciò di cui ho bisogno / E tutto ciò di cui ho bisogno sei tu.” Questo brano rappresenta il fulcro dell’album ed è incredibilmente coinvolgente.
Nel corso degli anni, il percorso musicale di Rosenstock è stato in parte definito dalle questioni su quanto avesse o meno “realizzato”. Album come “We Cool?” del 2015 e “WORRY.” del 2016 erano permeati di riflessioni su ipoteche, matrimoni e il futuro delle famiglie. Con “No Dream” del 2020, ha messo in prospettiva la ricerca della celebrità, esprimendo il desiderio di osservarne la caduta. Con “HELLMODE”, sembra aver allontanato le domande sulla sua rilevanza, riconoscendo invece il suo attuale impatto.
Rosenstock è in grado di esprimere le sue ansie in modo energico, come dimostra la canzone di apertura, dove si chiede ad alta voce: “Mi amerai ancora dopo che avrò fatto un errore?” su una melodia piena di rabbia. In seguito, esprime il concetto che la sua mente è una bomba. La sua irrequietezza non è diminuita, ma è stata canalizzata principalmente verso l’azione, anche quando questa sembra impossibile. La traccia “Soft Living” esprime la frustrazione per l’ingiustizia e l’ineguaglianza presenti nel mondo.
In conclusione, “HELLMODE” è un esempio dell’evoluzione di Rosenstock nel suo percorso musicale. Con il suo stile unico nel creare inni coinvolgenti, l’album rappresenta un ulteriore passo avanti nell’ambito artistico e dimostra la sua capacità di affrontare tematiche profonde in modo accattivante. La sua abilità nel fondere testi toccanti con melodie intense rende “HELLMODE” un’aggiunta importante al suo repertorio musicale.

Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.