hr-coverC’è chi gioca a Fantacalcio e chi, invece di immaginare la squadra perfetta del prossimo campionato, finge di essere un super manager dalle risorse illimitate, qualche volta capace persino di viaggiare nel tempo, per mettere su delle band formidabili. Ebbene, i sogni di quel super manager qualche volta diventano realtà. Hamilton Leithauser (ex-frontman dei Walkmen) e Rostam Batmanglij (ex-membro dei Vampire Weekend) suonano insieme in “I Had a Dream That You Were Mine”, una raccolta di brani scritti e registrati tra il luglio 2014 e il febbraio 2016.

Grazie mille ragazzi, quest’album è davvero meraviglioso. Difficile non amarlo già dal primo brano: A 1000 Times canta di quel sogno che tutti abbiamo fatto almeno un migliaio di volte: stare insieme a QUELLA persona. Potrebbe trattarsi del nostro ex che non riusciamo a dimenticare o di quel ragazzo che stalkeriamo dai tempi del liceo. Non importa chi abbiamo in mente, sappiamo che ogni volta che facciamo quello stupido sogno ne usciremo poi particolarmente provati e non faremo altro che pensarci per le 24 ore successive. Quella sensazione di dolcezza mista a disperazione la conosciamo tutti molto bene ed è la stessa che ritroveremo in quest’album: ogni canzone ci racconta una storia che fiorisce dallo stesso pezzo di terra, portando con sé il seme della malinconia.

Il narratore di queste storie è Hamilton Leithauser, che ci scalda il cuore con la sua voce ruvida, parlandoci di separazione, di perdita, di amori finiti. Come in un buon vecchio blues, le sue parole sono accompagnate dalle note del piano, della chitarra o dell’armonica, suonate dal suo compagno Rostam. Con “I Had a Dream That You Were Mine” i due sono riusciti a trarre il meglio da una collaborazione tra un cantante e un musicista: i loro background musicali sono serviti a generare una tensione creativa, lasciando ampio spazio all’esplorazione. Le loro personalità si mescolano senza annullarsi. Questa collaborazione avrà un seguito? Speriamo di sì. Noi staremo qui ad aspettare di coglierne i frutti.

Laura Musumarra