Dopo sei anni è finita, la mia serie preferita ci lascia orfani.
“Girls” si ama o si odia, con poche mezze misure. Nata come lo specchio di una generazione molto hipster immersa in narcisismi e fragilità, negli anni è cresciuta insieme alle sue protagoniste, sotto lo sguardo mai indulgente di Lena Dunham. La sua Hannah Hovarth, alter-ego quasi mai vincente in un universo di amici e metropolitano che spesso conta più delle proprie ambizioni, è cresciuta con lei e nelle ultime tre serie ha cambiato prospettiva, diventando un giudice parziale e coinvolto, scegliendo di non farsi più solo travolgere dagli eventi.
La sesta ed ultima stagione è stata una narrazione a tratti estranea dal resto della serie, dove Hannah ha osservato la vita dei suoi compagni di viaggio, tirando le somme su ognuno. Certo, avremmo voluto saperne di più su Shoshanna e soprattutto Jessa, meno presenti ma non trascurati (lo sguardo di Jessa nella disperazione con un estraneo che in realtà non vuole, la sincerità chirurgica di Shoshanna neo-fidanzata degna del suo monologo nello storico episodio “Beach House”), ma “Girls” è soprattutto e principalmente Hannah. Nell’ultima serie abbandona ogni altra velleità e torna a quello che è, una scrittrice e ogni episodio della sesta serie sembra essere il capitolo d’addio, un requiem alla propria giovinezza, dove il dolore e la malinconia sono i veri protagonisti. Dolore per la perdita delle illusioni, delusione per la perdita degli ideali, malinconia per gli abbandoni che la vita ci impone. Lena non fa sconti, taglia con un coltello affilato la realtà e ci mostra l’essenza; quanta sincerità contengono le lacrime in una tavola calda quando si capisce che la giornata trascorsa con Adam è solo una menzogna? Quanto possiamo rispecchiarci nella delusione di Hannah nell’esclusione dal fidanzamento di Shoshanna? Ma questo dolore ha un significato e, abbandonate le illusioni, salutata la propria giovinezza, Hannah si troverà adulta, non più sola, ma tornando all’essenza di chi conta, Marnie (sono impopolare ma l’adoro, forse perché è stato il personaggio più sezionato e la protagonista dell’episodio più bello di tutte le stagioni “Panico a Central Park”, che potrebbe essere lui solo un piccolo film) e sua madre, angeli custodi imperfetti.
Potremmo parlare per ore di “Girls”, di quanto siano state incredibili le ultime serie, di quanto sia pazzesco il terzo episodio “American Bitch”, ma l’unica cosa che posso dire, tra una lacrima adolescenziale e l’altra è che lo sguardo di Hannah mi mancherà da morire e che questa è la serie di una generazione intera, che forse verrà riscoperta nel tempo, perché ha la potenza di un romanzo corale che solo la penna di un enorme talento come la Dunham avrebbe potuto creare.
Il Demente Colombo
Nome e Cognome: Demente Colombo
Mi racconto in una frase: strizzacervelli con un cuore di cinema
I miei 3 locali cinema preferiti: Anteo, Apollo, Silvio Pellico di Saronno.
Il primo disco che ho comprato: Cross Road (Bon Jovi)
Il primo disco che avrei voluto comprare: Tapestry (Carole King)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: Quando sono triste guardo Zoolander e il mondo mi sorride.