Quello che sorprende di Giovanni Truppi è la sua capacità rara e pura di esser riuscito a firmare una sorta di manifesto generazionale, intenso, attualissimo ed essenziale, rifugiandosi però in sonorità e soluzioni liriche dal sapore vintage, che si rifanno agli anni Settanta: delicati arrangiamenti piano-centrici, ma sempre a sostegno della melodia, un risultato spiazzante, un contrasto che parte dal titolo stesso del disco, raffinato e borghese, che fa in modo di distanziare il cantautore napoletano da tutta la scena di cantautori indie e dai loro testi di malinconia, provincia, sigarette e sentimentalismi adolescenti. Truppi, anzi, è sintetico, diretto, un ragazzino turbolento che ha messo la testa a posto, che si adagia in relazioni mature, in cui l’amore non è ossessivo e passionale, ma di una tranquillità estrema. All’altro non si dona l’amore delle commedie romantiche e dell’it-pop, ma una pacifica solitudine di routine e semplicità.

Un cantautore ancora sottovalutato, che esplora quei grandi temi universali quali sì l’amore, ma che si allarga anche alle contraddizioni intrinseche della società, fantasmi e turbamenti interiori. Un’intimità composta, piuttosto rara per una voce maschile, e ancora più brillante in un periodo in cui fare musica in italiano significa anche un po’ buttarsi in una sorta di movimento che vanta una voce universale in cui tutti sembrano parlare della stessa ragazza ideale, della stessa cameretta, dello stesso strazio, come se tutti avessimo la stessa storia da raccontare.

Truppi si propone come un outsider, un viandante solitario e silenzioso con quelle sue sonorità grezze, andanti, semplici con talvolta derive classiche, ma mai eccessive e virtuose. E la sensazione è quella di stare ascoltando distrattamente un vecchio disco che abbiamo ascoltato mille volte, a cui però non abbiamo prestato attenzione veramente.

Giovanni Truppi è un pianista che si costruisce da solo un pianoforte più piccolo, per poterselo portare in giro, a cui piace complicarsi la vita per risultati più pratici, un cantautore che eccede con le parole, ma che allo stesso tempo ama la sintesi, una voce già rotta da una tristezza che si è già placata, e si concretizza in nuovi racconti ed episodi quotidiani. Un animo fremente che sta per esplodere, ma non in questo disco. Controllato e bellissimo.