Milano, 28 febbraio 2025
I Chew vengono da Atlanta, Georgia, e sembrano piuttosto determinati. Assestano gli strumenti come prima di un gran premio. La gran cassa suona la carica, i synth spaventano gli avversari. Dal 2016 hanno già messo in cascina due o tre EP, svariati singoli e un LP uscito nel 2022. Quest’anno, a quanto pare, uscirà un nuovo disco. Il set all’Arci Bellezza è un concentrato della loro produzione. In poche parole, una tempesta strumentale che per un’ora o poco più si srotola e si riavvolge lungo il binario che dal noise porta alle ritmiche dell’hip hop.
A dirigere i lavori, piantata in mezzo a smistare i carichi più pesanti, c’è la batterista Sarah “Snare-uh” Wilson. È lei la vera attrazione della serata. Il carisma, la tecnica e l’impressionante potenza di questa musicista riempiono ogni millimetro della stanza, dilagando in un turbinio di fill a dir poco esplosivi. Naturale che gli sguardi (e i telefonini) siano puntati tutti su di lei. Anche perché la sua è una performance a tutto tondo, non soltanto musicale, ma anche atletica e a tratti teatrale, fatta di ammiccamenti, rincorse, introduzioni al microfono un po’ strambe e un costante fiatone che è garanzia di massimo impegno.
È innegabile, però, che il sound dei Chew diventi peculiare anche grazie alle diavolerie che combina il secondo membro ufficiale della band, Brett Reagan. Il ragazzo, da sotto il cappellino, sgomita spesso tra i pattern di batteria proposti da Wilson, alternandosi alla bisogna tra chitarra, sampler e synth analogici. Quando il groove furoreggia, dagli amplificatori di Reagan partono sgasate post-rock (Horses, Palo Santo e il nuovo singolo Sunshine) e tessiture math-rock (A Fine Accoutrement). Quando invece si sposta sui beat del rap o della trap (nata proprio ad Atlanta, non credo sia un caso), la chitarra cede il posto a un’elettronica glitchata e acidella.
Se a tutto questo ci aggiungi il basso composto di Brandon Pittman, suonato a piedi nudi nel parco del rock, il risultato è uno spettacolo di quelli belli. Dinamico, intenso, divertente. Buono per una serata di vibrazioni positive e testoline che ondeggiano in platea.
I Chew dal vivo rendono tantissimo, perché sprigionano un’energia che è difficile da catturare su disco. A chi non c’era, consiglio di recuperare comunque i loro lavori. E appena ne avrete l’occasione, andate a goderveli sotto il palco. Non ve ne pentirete.
Paolo

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.
