Formazione giovane e rampante di York, i Bull fanno tutto quello che dev’essere fatto se un certo languore da sentimento nuevo e il classico rimpianto di una decade ormai lontana come quella dei 90’s sono ancora lì a strappare lembi del presente. Infestato com’è da arrivisti ed ex amanti. Queste le due categorie a costituire la sezione “nemico” cui si riferiscono i giovani e talentuosi ragazzi lungo tutto il disco, “Discover Effortless Living”. Da una parte rimaniamo puri, dall’altra amiamoci, senza riserve.
I Pavement, ma anche i Pixies perché no, cos’hanno trasmesso se non l’imperturbabile follia ad uso degli ultimi, anagraficamente parlando ma anche per posizione sociale. Ultimi e non per molto, se poi a provarci fanno canzoni così belle, easy listening che è tutto tranne che easy. Dal 2011 Tom Beer, cantante, e Dan Lucas, chitarrista, strimpellano cose significative giunte finalmente a maturazione e ora pronte a esplodere, speriamo dal vivo, speriamo presto, speriamo e basta.
Ecco, la speranza. Ascoltando ancora Eugene e Love Goo, giusto per fare nomi e cognomi, sale quella roba lì, a metà tra la religione e l’unica vera costante della storia dei Sapiens, cioè che a periodi terribili succedono giorni luminosi. Almeno, questo accadeva fino al Novecento. Con l’arpeggio magnetico di Green la cameretta ricolma di poster, ninnoli e di tutte le chincaglie assortite dei primi anni di tragedia adolescenziale, non è mai stata tanto dolce.
Pensare che all’epoca si poteva pure uscire. Ora stanze ben più confortevoli non hanno un’unghia di quella squallida, patetica ma in fondo così sublime ricerca di senso. Peculiarità nostra e di tutti. Ad essere cambiate sono semmai le risposte. Sempre che qualcuno abbia la voglia e il tempo di ascoltarle.
Alberto Scuderi
