Il cinema di Guadagnino è un diamante italiano che è stato scoperto con un brutto film (Melissa P.) e che ha iniziato a risplendere con un capolavoro. “Io sono l’amore” è stato il lungometraggio che lo ha fatto conoscere al mondo, dopo una lunga carriera di cortometraggi, molti per la moda, dove probabilmente ha coltivato quell’aura glamour che pervade ogni suo film.

“Io sono l’amore” viveva e splendeva della ricerca del dettaglio, del viscontiano inseguimento del bello, facendo dell’estetica la firma di uno dei registi più schivi e dotati in circolazione. In “A bigger splash” non poteva che riproporsi con questa cifra stilistica. Insieme allo sceneggiatore David Kajganich, Guadagnino, siciliano di origini, torna ancora una volta nella sua terra per raccontare una vicenda di eros e thanatos dove il glamour e gli eccessi sono gli abiti della tragedia.

Marianne è una cantante in convalescenza dopo un’operazione, una sorta di Tacita Muta o Aracne spaesata e fatale, bellissima e aliena. Alla sua corte ci sono Paul, compagno solido e taciturno e la natura che culla il loro silenzioso amore, fino all’arrivo di Harry, amato e odiato ex di lei e amico di lui, accompagnato dalla figlia-lolita Penelope. Inizierà la follia, sulla colonna sonora di “Emotional rescue”, chiave di lettura dei sentimenti e delle intenzioni di un Ralph Fiennes pericoloso, esagitato ma grandioso.

Corteggiamenti, nostalgie e passioni si muoveranno in pochi giorni, in una Pantelleria che ricorda una Stromboli di Rossellini troppo patinata, dove lo scirocco infiamma i sentimenti e sconvolge le certezze.

La potenza di Guadagnino è di girare un cinema perfetto, che è stato accusato di sterile esercizio di stile, ma che è pura bellezza ispirata alla propria amicizia con Tilda Swinton. Tutto è perfetto, curato al minimo dettaglio, tranne la sceneggiatura, non all’altezza della regia, rarefatta, che disegna solo i contorni dei protagonisti (per fortuna sono stati incarnati da grandissimi attori…), che si perde quando gli eccessi portano agli inferi e naufraga nel giallo. Ancora non capisco il perché di Guzzanti, potenzialmente grottesco, effettivamente ridicolo in questo film.

Con i suoi pregi e difetti, “A bigger splash” è un film da vedere, per conoscere il regista, per vivere due ore di passione o anche solo per godersi un gigantesco ed istrionico Ralph Fiennes che danza sulle folli e bellissime note degli Stones.

Il Demente Colombo