Nata con l’intento di scacciare la paura delle scosse del territorio emiliano di qualche anno fa suonando più forte del rumore che la stessa terra può riuscire a fare, la Banda Rulli Frulli è una banda di ben settanta elementi percussivi capitanati dal direttore Federico Alberghini, dal vicedirettore Marco Golinelli, da Federico Bocchi, responsabile del laboratorio di costruzione degli strumenti, che nascono da materiali di recupero, e da Sara Setti alla comunicazione. Il disco vede poi la presenza di tanti protagonisti musicali, da Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione a Cristina Donà, da Stefano Pilia degli Afterhours a Tiziano Sgarbi alias Bob Corn.
Otto brani per una piacevole carrellata nel mondo delle percussioni, che caratterizzano ogni singola canzone rendendola più di ciò che sarebbe stata in versione “normale”, spoglia. Si parte dalla title track e dal suo vigore inequivocabilmente rock per lasciare poi spazio a Dove dorme la luna di giorno, dolcissima e riuscitissima indie song impreziosita dalla voce di Cerasuolo. Cinquanta urlanti è più blues e gode anche dei fiati, Linea d’ombra, cantata dalla Donà, è tesa ma liberatoria, Orsa polare l’avrei vista bene accompagnata da Toffolo (molto strano tra l’altro che il cantante friulano, dopo le sue sbornie di reggae, jazz e cumbia, non sia entrato nel progetto). Nobody Comes ci accompagna in campi sterminati e biondi di grano, Astro.Nave smuove i fianchi e fa venir voglia di ballare, mentre la conclusiva Isola, con la Banda di Quartiere (violini, flauto, sax, clarini e trombe) chiude il tutto in festa. Un esperimento apprezzabile e sicuramente ben riuscito.
Andrea Manenti

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.