Il 2016 a quanto pare dev’essere l’anno dei rapper californiani, rilanciati idealmente sulla mappa da Straigh Outta Compton e OST correlata by Dr. Dre, probabilmente. Oppure è semplicemente giunto il momento per chi stava nell’ombra da un po’, o sotto l’ala protettiva di altri, di uscire allo scoperto definitivamente con album che, possiamo dirlo senza grossi timori di smentita, rappresentano i loro apici artistici e gli album meglio riusciti del genere rap in questo 2K16. E’ il caso di Anderson .Paak certamente (lanciato proprio da Dre in persona sulla OST di cui sopra), ma anche di Vince Staples, rapper di provenienza Long Beach, ieri spalla di Earl Sweatshirt nella scuderia OddFuture fondata dal già leggendario Tyler the Creator (chiedere ai tipi di MTV che gli hanno dedicato un programma tutto suo in qualità di frontman), ed oggi “The next big thing” nel rap sponda Cali. Appena 23enne, Vince ha già all’attivo un solidissimo album, Summertime 06, tra i più corposi e significativi rap-album del 2015, e due EP: il seminale (nel dare forma al proprio suono) Hell Can Wait e Prima Donna, prodottino che per chi scrive rappresenta la vetta produttivo-creativo del nostro, fuori da pochissimo. Da secondo o terzo violino in casa OddFuture, ovvero quanto di più vicino oggi in termini di suono (grezzo, ruvido e penetrante) al leggendario Wu-Tang Clan, a Prima Donna, per l’appunto, dimostrando capacità liriche notevoli, che affiancano storie di strada a scenari apocalittici in un continuum quasi cinematografico, sbrodolato su basi pese come macigni e alternando momenti di flow dopati da club a metriche rapidissime, ma sempre caratterizzate da un timbro vocale mai scontato o banale, interpretativo piuttosto. War ready apre l’album con un campione di Andre 3000 da ATLiens, tanto per mettere in chiaro ispirazioni e aspirazioni, per poi spiazzare con un synth di piano che il RZA di oggi pregherebbe di saper ancora produrre. Smile aggiunge quel tocco Cali grazie all’entrata di chitarre elettriche e beat bouncing, in un crescendo che porterà a passare per l’ansiogena Loco, già pronta a fare da perfetta colonna sonora a un thriller hollywoodiano, fino ad arrivare a Big Time, traccia clamorosa e del tutto derivata dalla bass music inglese, prodotta nientemeno che da un ispirato James Blake ormai perfettamente a suo agio nelle produzioni per i rapper americani (Beyoncé, RZA, Frank Ocean tra i più recenti). Vince ha confezionato un album quasi perfetto (non fosse per le fastidiose parti parlate da skip facile alla fine di ogni traccia). E’ un EP, certo, ma che non fa altro che dimostrarci quanto i rapper della OddFuture siano davvero LA cosa nuova nell’hiphop moderno, riuscendo tra l’altro a mantenersi sempre in superficie, tra mainstream e underground, senza mai deludere nessuno. Tutt’altro che delle prime donne.
Luca Mich

Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.