Sono le 21 e 22, le luci dell’Auditorium del Conservatorio di Milano sono tutte accese, il pubblico è tutto al suo posto, composto, attento. Entro, trovo il mio posto, sprofondo nella mia seggiola e mi volto, non vedo nemmeno una poltrona vuota. Sospiro. Mi rivolto. Dalla sinistra del palco sbuca Luciano Linzi il direttore artistico di questa edizione di JazzMI. Prende il microfono per forse un minuto scarso: “Sappiamo che portare l’hip hop in un conservatorio è una provocazione. A voi il maestro di questo genere….”. Si spengono le luci e parte un video di 10 minuti che ripercorre i fatti di cronaca che ci hanno portato dove siamo. Gli house party nel Bronx, gli anni 70, il Soul con la S maiuscola.
Il video chiude con una scritta in 3D roteante: “GrandMasterFlash. The Legend. The Scientist. The founder“. La si tocca piano e si parte.
Quello che avverà dopo è una lezione universitaria di Hip Hop, dove il nostro eroe gioca a farci assaggiare i grandi che hanno reso grande questo genere. Un excursus didascalico ma piacevolissimo…a zig zag tra Aretha Franklin e i Jackson V passando per Public Enemy, Wu Tang per finire tra le ballotte dei Beastie Boys e De la Soul. Il fattore comune? New York, la mecca, l’origine di tutto. Il cuore pulsante con la P38 e il grand funk nel vene.
Qui il video dell’inizio serata e vi assicuro vi basterà a mangiarvi le mani se avete mancato questa festa/concerto.
Qui sotto la fotogallery del nostro Nicola Braga
E se volete rivivere la serata Magica eccovi una playlist fatta per voi con i momenti salienti
Smemorato sognatore incallito in continua ricerca di musica bella da colarmi nelle orecchie. Frequento questo postaccio dal 1998…
I miei 3 locali preferiti:
Bloom (Mezzago), Santeria Social Club(Milano), Circolo Gagarin (Busto Arsizio)
Il primo disco che ho comprato:
Musicasetta di “Appetite for Distruction” dei Guns & Roses
Il primo disco che avrei voluto comprare:
“Blissard” dei Motorpsycho
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Parafrasando John Fante, spesso mi sento sopraffatto dalla consapevolezza del patetico destino dell’uomo, del terribile significato della sua presenza. Ma poi metto in cuffia un disco bello e intuisco il coraggio dell’umanità e, perchè no, mi sento anche quasi contento di farne parte.