Genova la superma e Genova la bagascia dei vicoli. Un dualismo ben rappresntato dalla Torto Editions, la label del capoluogo ligure che ha pubblicato Tronco e Davide Cedolin, da noi già recensiti, e che da qualche tempo ha fatto uscire, tra gli altri, due dischi di cui vi vogliamo parlare: l’Ep “Season Creep”, sempre di Davide Cedolin, e la ristampa con inediti di “I”, degli sloveni Širom.
Li recensiamo assieme perché, pur essendo due dischi diversi, hanno una sorta di file rouge che li unisce e che si può ricostruire ex post, alla luce delle altre pubblicazioni della stessa label e dell’aura della città da cui proviene. Si tratta infatti di musica che ha una forte componente organica, corporale, fatta di umori e mediterranea, sia nel folk “hippy” di Cedolin che nel free form acustico degli Širom, ma che allo stesso tempo ha una severità, un autocontrollo e composteza che fanno pensare alla buona borghesia mercantile e alla loro parsimonia decorosa più che al proletariato portuale gaudente.
Davide Cedolin propone quattro pezzi dall’orchestrazione spartana, solo voce e chitarra acustica, ballate a volte in tempo valzereccio, vagamente psicedeliche e malinconiche, adatte ai fan del Beck più meditabondo, di Barrett e di Alexander Skip James. L’esecuzione poi è memore degli arpeggi di John Fahey, con tocchi cristallini che tessono le fila per le dimesse composizioni qui raccolte. Peccato che la voce sia mixata leggermente bassa, perché sembra che l’autore stia prendendo sempre più confidenza nel ruolo di cantanete e ci piacerebbe sentirlo maggiormente spavaldo.
Gli sloveni Širom, invece, eseguono lunghi strumentali che potremmo definire di krautrock acustico, ma che farebbero la loro figura anche nel calderone della musica etnica. Il suono, fatto pricipalmente di perrcussioni e strumenti a corda, è spesso portato al parossismo, come già nella traccia iniziale che scorre rapida come il fast forward di un fungo che sparge spore nel bosco. Le parti dove gli archi la fanno da padrone poi sembrano ricordare il Lou Reed di “Metal Machine Music” in versione unplugged. Davvero una prova intrigante. Li consigliamo come acquisto in bundle, come dicono gli esperti del maketing.
Alessandro Scotti

Mi racconto in una frase: vengo dal Piemonte del Sud
Il primo disco che ho comprato: “New Picnic Time” dei Pere Ubu è il primo disco che ho comprato e che mi ha segnato. Non è il primo in assoluto ma facciamo finta di sì.
Il primo disco che avrei voluto comprare: qualcosa dei Pink Floyd, non ricordo cosa però.
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: la foto della famiglia di mia madre è in un museo, mia madre è quella in fasce.