Gli Zen Circus, sono tornati con un nuovo lavoro di soli duetti ad appena due anni da “L’ultima casa accogliente”. Mossa azzardata? Un poco. Certamente, però, i giudizi dati di fretta sul fatto che questo sia il peggior disco di Appino e soci lasciano il tempo che trovano. Autore di una poetica che sembra sempre leggere nei cuori della generazione che oggi è a cavallo dei quarant’anni, il trio toscano (al quale si è aggiunto ormai da tempo il Maestro Pellegrini) ci regala infatti ancora una volta un’opera con un suo perché.
Laddove i testi, come d’abitudine, scavano a fondo nella crescita sia personale che generazionale, aggiungendo questa volta anche una velata critica al successo, qui il mood generale è più ancorato a quello di una festa al pub in compagnia degli amici più cari, fra rimandi manco troppo velati a Vasco Rossi (Ok boomer) e Jovanotti (Il diavolo è un bambino), effettivamente capi saldi di chiunque abbia vissuto gli anni Novanta nella nostra penisola, ritmica industrial che deve aver fatto la gioia di Karim (Figli della guerra) e brani che sono già vere e proprie hit cantate a squarciagola negli ultimi concerti (Canta che ti passa e 118).
La prima metà della scaletta è di alto/altissimo livello, la seconda non proprio così appagante. Riuscitissimi i duetti con amici veri quali Brunori Sas nella già citata Ok boomer e Motta nella lunghissima ballad trasformista Caro fottutissimo amico, commovente quello con l’inaspettato ma perfetto Luca Carboni in Ragazza di carta, convincenti i due con i giovani rapper Speranza ed Emma Nolde, bello l’inno Voglio invecchiare male con i Management.
Il peggio arriva con la promessa rock meno mantenuta d’Italia, i Fast Animal and Slow Kids, protagonisti di un’acerba ballad intitolata Johnny, con la francamente lontana Ditonellapiaga (Meravigliosa) e con l’esperimento fin troppo sperimenatale della conclusiva Salut les copains con Musica da Cucina. Ad ogni modo, anche questa estate, tanti di noi vivranno in compagnia di questi toscanacci, vecchi amici di quelli con cui è sempre bello accompagnarsi.
Andrea Manenti
Foto di copertina: Magliocchetti
Mi racconto in una frase: insegno, imparo, ascolto, suono
I miei 3 locali preferiti per ascoltare musica: feste estive (per chiunque), Latteria Molloy (per le realtà medio-piccole), Fabrique (per le realtà medio-grosse)
Il primo disco che ho comprato: Genesis “…Calling All Stations…” (in verità me l’ero fatto regalare innamorato della canzone “Congo”, avevo dieci anni)
Il primo disco che avrei voluto comprare: The Clash “London Calling” (se non erro i Clash arrivarono ad inizio superiori…)
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso: adoro Batman