Immaginate di poter rivivere nella vostra mente parte di una quotidianità che magari non vi appartiene più. Immaginate di trovare delle parole in grado di asciugare le vostre lacrime o amplificare la vostra gioia, parlando soprattutto di un amore in cui non è poi così difficile rispecchiarsi. Immaginate di riconoscervi effettivamente nella voce di una persona, di un artista che non conoscete ma che ha la capacità di colpirvi da subito.

Ecco, in verità non è poi così necessario immaginare, perché in “Fragile” probabilmente riuscirete a trovare ciò di cui parlavamo sopra. Maestro Pellegrini, che da anni collabora con gli Zen Circus, oltre che con Motta, si è dedicato nel frattempo anche alla scrittura di pezzi propri, che quest’anno sono stati finalmente pubblicati, inizialmente divisi in due EP in formato digitale, “Fragile vol.1” e “Fragile vol.2”. Il 30 ottobre 2020 uscirà invece l’album definitivo, contenente i brani che abbiamo già ascoltato negli EP, più un inedito.

“Fragile” risulta, andando avanti nell’ascolto dei pezzi, il nome più adeguato per esprimere al meglio ciò che si trova tra i testi e le melodie di Maestro Pellegrini: fragile come chi si mette completamente a nudo (in questo caso, l’autore stesso), fragile come una verità che a volte può fare male, fragile come l’equilibrio della quotidianità.

L’album ha un bel sound, non eccessivamente complesso, ma che comunque si discosta dal cantautorato più classico; inoltre, “Fragile” contiene anche diverse collaborazioni con artisti (e amici) come Francesco Motta, Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale), Andrea Appino (Zen Circus) e Giorgio Canali. Trattandosi del primo disco da solista, c’è un margine di miglioramento che potrebbe essere raggiunto con un futuro secondo lavoro, ma risulta comunque molto interessante, ben scritto e a lungo pensato, immaginato, studiato, per far sì che ogni parola e ogni nota al suo interno rispecchino Maestro Pellegrini, la sua realtà, le sue emozioni, la sua visione del mondo, la sua fragilità.

Lucrezia Lauteri