Cari vecchi Strokes, più che tradizione il loro rock è ormai maniera, e rispetto ai tempi in cui i nostri si rivelarono e divennero famosi le loro canzoni sono anche molto meno grintose: si è passati dal rock di strada smunto e nervoso di New York, sebbene nato già vecchio e plagiaro degli eroi che nei 70s hanno creato quel suono, ad un rock wave vagamente new romantic, con sprazzi che ricordano i Visage e cantato alla Tom Verlaine solista, salvo il remix finale dove i nostri propongono un facile sound anni 60, solare e allegro come un party in spiaggia.
Già ai tempi degli esordi la quota di fashion e glamour era tanta, ma almeno il suono e l’immagine erano cool, insomma abbastanza da poter abboccare felici all’ennesima truffa del rock and roll. Oggi, invece, gli Strokes mi sembrano pronti a sostituire i Cugini di Campagna ad Anima Mia, e Fazio già si frega le mani.
Sia chiaro, non c’è nulla di male a fare AOR, TV nostalgia, motivetti orecchiabili, però non pretenderete mica che io mi lasci scappare questa occasione per brontolare e sguazzare nel mio snobismo da quattro soldi?
Riga blu, sufficineza per il rotto della cuffia, e rimandati a settembre!
6 / 10
Alessandro Scotti
Mi racconto in una frase:
Gran rallentatore di eventi, musicalmente onnivoro, ma con un debole per l’orchestra del maestro Mario Canello.
I miei tre locali preferiti per ascoltare musica:
Cox 18 (Milano), Hana-Bi (Marina di Ravenna), Bloom (Mezzago, MB)
Il primo disco che ho comprato:
Guns’n’Roses – Lies
Il primo disco che avrei voluto comprare:
Sonic Youth – Daydream Nation
Una cosa di me che penso sia inutile che voi sappiate ma ve la racconto lo stesso:
Ho scritto la mia prima recensione nel 1994 con una macchina da scrivere. Il disco era “Monster” dei Rem. Non l’ha mai letta nessuno.