“Run The Music” è una corsa non competitiva organizzata da Santeria e KeepOn Live per sostenere la musica e i luoghi in cui prende vita, i locali, i festival e tutte le realtà che da tanti anni ci permettono di assistere ai live dei nostri artisti preferiti. Luoghi che da troppo tempo sono stati costretti a chiudere al pubblico a causa della difficile situazione che stiamo vivendo.

L’evento si terrà sabato 27 e domenica 28 marzo in tutta Italia e potenzialmente in tutto il mondo. Non importa dove siate, l’evento è a circuito libero. L’importante è uscire di casa e mettersi in movimento (correndo o camminando, anche questo è indifferente) per 10 chilometri tondi tondi. In strada, al parco, al mare, in montagna. Vale tutto. Basta iscriversi sul sito Runthemusic e seguire le istruzioni. Qui potrete acquistare due diversi kit, uno virtuale e uno fisico. Per ogni iscritto, 1 euro sarà donato a KeepOn LIVE a sostegno del settore concerti.

Le iscrizioni sono aperte fino alle 15 di venerdì 26 marzo.

Per sapere qualcosa di più e conoscere meglio la situazione e le prospettive future dei live club italiani, abbiamo intervistato Andrea Pontiroli, cofondatore e anima del Santeria, luogo simbolo della creatività e della musica dal vivo a Milano. Gli abbiamo fatto dieci domande, come il numero di chilometri che anche noi percorreremo nel prossimo weekend di “Run The Music”.

 

 

Intervista a cura di Nicandro Crolla

 

Quando è iniziata la pandemia per voi addetti ai lavori?

A Milano è iniziato tutto in anticipo rispetto al resto d’Italia. Abbiamo ricevuto le prime informazioni subito dopo il primo caso di Covid a Codogno. Ricordo che quel sabato sera al Santeria di viale Toscana non c’era molta gente, e anche in giro per la città se ne vedeva poca. La domenica seguente ci fu la chiusura generale e l’inizio del lockdown. Da subito ebbi la sensazione che quella situazione si sarebbe protratta a lungo, quindi mi misi immediatamente a lavorare per mettere al riparo la società.

Quando si diffusero i primi casi e le prime ipotesi di chiusura, iniziò a circolare lo slogan “Milano non si ferma”. Fu una sciocchezza secondo te?

Sì. Quando si ha che fare con problemi che non si conoscono, ci si dovrebbe fermare e riflettere. Invece un po’ tutti abbiamo cercato di descrivere la pandemia senza nemmeno conoscerla. Forse un po’ di supponenza milanese. Quella è stata la prima delle tante sciocchezze che ancora oggi stiamo pagando. Tanto è vero che a un anno di distanza siamo ancora in questa situazione.

Cosa ha significato il lockdown per i locali?

Si deve trovare il lato positivo in ogni situazione. Quest’anno abbiamo avuto la possibilità di fermarci, di analizzare, sistemare i dettagli delle nostre attività, abbiamo fatto formazione, analizzato costi e sprechi, abbiamo anche avuto la possibilità di parlare senza frenesia, soprattutto nell’ambito creativo, ci siamo messi alla prova. Ma c’è l’incertezza su quando torneremo effettivamente a fare il nostro lavoro, quello di un locale che organizza concerti dal vivo. Attualmente, con le normative anti-Covid, non possiamo farlo perché mantenere il distanziamento nei locali in cui si svolgono degli spettacoli è impossibile. Io non sono per l’apertura, anzi aprire è un gran vaccata, avremmo dovuto chiudere tutto durante l’inverno per essere pronti all’inizio della bella stagione. Le semi-aperture ci hanno portato a una situazione devastata con la primavera che è ormai iniziata. Forse anche le categorie hanno avanzato troppe richieste per la riapertura, quando invece dovevano chiedere sostegni, riformando i settori che sono stati chiusi. In un anno di tempo si sarebbero potute risolvere molte problematiche in vari ambiti. Invece ad oggi ci ritroviamo con le stesse problematiche di un anno fa.

Tra maggio e ottobre dello scorso anno c’era stato un periodo di riapertura. Com’era andata? Non vi aveva dato un po’ di ossigeno? 

Abbiamo lavoricchiato, permettendo al personale di uscire dalla cassa integrazione, almeno a quello del bar e della cucina. Noi abbiamo rispettato le regole: abbiamo preso le ordinazioni soltanto ai tavoli, abbiamo chiesto di indossare la mascherina, registrato le presenze, misurato la temperatura a tutti e non abbiamo mai preso grandi tavolate. Questo ci ha limitato tanto economicamente. Molti del settore, invece, non sono stati alle regole portando a un nuovo aumento dei contagi. Quindi diciamo che nell’ambito del ristoro è stato un piccolo periodo di respiro, ma per quanto riguarda lo spettacolo non lo è stato.

C’è stata mancanza di controlli?

Non si può pensare di controllare più di tanto. Vedo anche le forze dell’ordine imbarazzate nel fare questo tipo di controlli, perché è sempre molto difficile agire in situazioni dove c’è tanta gente. Credo che non sia imputabile alla mancanza controlli, ma alla cultura della furbizia in cui viviamo. L’italiano medio ha acutizzato nell’ultimo ventennio questa mentalità dell’essere più furbo, anche per un imprinting politico, che a lungo andare ti porta a indietreggiare anziché avanzare.

 

Com’è cambiato il vostro progetto e tutto ciò che gli gira intorno?

Abbiamo sfruttato quello che era Santeria in tutte le sue sfaccettature, quindi abbiamo preso una parte che non era il core business dell’azienda, cioè la parte dei servizi, e l’abbiamo sviluppata. Ad esempio abbiamo appena messo sul mercato la nostra prima birra per celebrare i 10 anni del Santeria di Via Paladini dedicandola al quartiere e chiamandola col suo nome, Acquabella, adesso in vendita delivery. Abbiamo sviluppato la formazione, i corsi, l’agenzia creativa, ma speriamo di tornare presto a organizzare gli eventi live. Il digitale ha dei limiti, può integrare la vita, ma non sostituirla.

La “santeria” è arte magica. Che magia usereste per trasformarvi e rinascere?

Io continuo a soffrire per questa situazione. Mi sveglio la mattina e cerco ancora di capire se è un incubo o la realtà. Tocca la vita di tutti, in tutti gli ambiti, e non puoi prendere niente con leggerezza. Ecco, forse quello che manca è la leggerezza. Ad esempio l’altro giorno sono uscito dal bagno dopo essermi lavato i denti senza mascherina e mi sono sentito sbagliato, è pazzesco. Con la bacchetta magica vorremo tornare indietro nel tempo per goderci qualsiasi istante di futura libertà. Continui a rimpiangere le cose non fatte, da una cena con gli amici a un concerto.

Il progetto “Run The Music” fa parte di un percorso di rinascita. Ce ne parli?

Io corro in maniera amatoriale e ho visto che la corsa è rimasta una delle poche situazioni in cui le persone possono sentirsi libere e svagarsi. Una delle poche attività concesse poiché non crea situazioni di potenziale contagio, visto che alla fine si corre soli, e aiuta a mantenere la forma fisica e mentale. Quindi ho pensato che si potesse sostenere il mondo della musica dal vivo correndo. Ecco il perché di una corsa virtuale, da correre ovunque. Il mondo della musica dal vivo è il più martoriato, perché a differenza delle discoteche non ha mai riaperto. Iscrivendoti alla “Run The Music” doni dei soldi all’associazione di categoria e ricevi in regalo un mese gratis sull’app Adidas Runnig, il pettorale o anche la maglietta ufficiale, figa anche per andare ai concerti, sconti sul sito di Adidas e un accesso alle playlist create per l’occasione dai locali e i festival che hanno aderito. Inoltre è possibile donare direttamente all’associazione di categoria KeepOn Live, che non distribuisce i proventi ai locali, ma li trasforma in servizi. Quest’anno l’associazione è stata formidabile, ha supportato i locali per le loro necessita, come ad esempio la partecipazione ai bandi o altro, ma soprattutto, grazie alla rete che ha creato, ci ha fatto sentire meno soli in un anno in cui non si riusciva a pagare nemmeno la quota associativa. Un altro obiettivo è proprio far conoscere alle persone questa associazione di categoria dei live club e live festival.

Questa situazione ha favorito una maggiore unione e collaborazione tra i locali?

Ha messo in luce tutti i difetti e le divisioni di un settore, ma ha anche fatto nascere una comunità con degli obiettivi comuni. Inoltre ha fatto emergere un verità di cui pochi parlano: gli interventi messi in atto dallo Stato hanno premiato le attività che hanno fatturato e che non hanno fatto “nero”. Molti non hanno mai fatto grandi fatturati appositamente e ora ne pagano le conseguenze. Questa è una verità scomodissima. Se lo Stato ti restituisce il 10-15% del fatturato mensile, il 60% dell’affitto con il credito d’imposta e paga la cassa integrazioni, anche se lo fa in ritardo, comunque ti sta supportando. Quelli che si lamentano perché prendono briciole è perché non fatturavano. Questa è la grande discrasia che nessuno vuol far venire a galla. Lo Stato ti aiuta in percentuale rispetto a quello che hai fatturato, quindi, semplicemente, se hai fatto “nero” non prendi aiuti.

Alla fine di questa corsa che aria si respirerà?

Speriamo che ad aprile si riveda a luce e che a maggio ci sia un miglioramento della nostra vita. Se tutto procede bene, probabilmente nel 2022 torneremo ad avere una parvenza di vita, ma speriamo che già ad aprile, dopo la corsa, si potrà respirare aria nuova e fresca.

Un pensiero libero su questa pandemia?

Primo, siamo diventati tutti bravi fare la pizza. Secondo, la pandemia ha messo in luce le nostre debolezze, ma anche il coraggio di parlarne. Non c’è più la corsa a chi è il più figo, il più duro o altro. Sento spesso che le persone chiedono un aiuto psicologico per se stessi o per problematiche riguardanti la coppie. Si parla di bullismo, femminicidio, le troppe attività e la frenesia non ci facevano mai riflettere, e questo è un lato positivo. Però sono comparsi anche i lati negativi, come le gogne mediatiche per qualsiasi cosa. Il fatto che sui social 1 valga 1, e quindi se hai studiato o no la materia è indifferente.

 

Ecco tutti i club e i festival che aderiscono a “Run The Music”: Ateneika, Indiegeno Fest, Apollo Milano, Santeria, Reload Soundfestival, Bloom, Masnada, Demodè Club, Binario 69, Vibra, Diagonal Loft Club, Estragon Club, Hall, Home Festival, New Age, Magnolia, Club 33 Giri, I Candelai, Tambourine, The Cage, Riverock Festival, Linea Gotica, Mamamia, Bravo Caffè, Lokomotiv, Home Rock Bar, Deliri, Monk, Alternativa Events, Smav, La Limonaia, Suoni Controvento, Arci Bellezza, Vinile Club, Astro Club.

 

Per allietare la vostra corsa abbiamo creato una playlist ad hoc pescando tra i brani proposti per l’occasione dai locali di “Run The Music”: