Il nuovo anno è iniziato, e i dischi incredibili non si sono fatti aspettare. Leggere per credere.

 

Inude – Clara Tesla

New soul, elettronica raffinata, chitarre dilatate, archi, tappeti sonori e romanticismo. Così si può definire il sound degli Inude, autori di un’ultima chicca uscita a dicembre 2019, giusto per finire l’anno con il sorrisone. Il trio elettronico leccese composto da Giacomo Greco (Programming/Voce/Chiatarra/Synth), Flavio Paglialunga (Voce/Percussioni /Piano/Synth) e Francesco Bove (Dubmaster &more) descrive “Casa Tesla” come «un disco riflessivo ed introverso, risultato di un percorso durato più di un anno e mezzo tra natura e studio di registrazione». Il cosmo-mondo in cui si entra, infatti, è composto da neve sui rami e paesaggi ghiacciati che lasciano intravedere un sole caldo, un punto di arrivo: il riff di fiati in Shadow of a Gun ne è un esempio lampante, ricordando a tratti quel misto di calore e gelo tipico del jazz norvegese di Terje Rypdal. Gli Inude sono sicuramente uno dei gruppi italiani più internazionali ed interessanti che abbiamo.

 

Bergsonist – Middle Ouest

Originaria del Marocco, ma vive a Brooklyn. Bergsonist è una produttrice di visioni esotiche sporche, dal gusto acido, cariche di spigoli ed imprevisti. Fuori per Optimo Records, il suo secondo lavoro conferma la sua passione per i suoni della sua cultura, fusi all’interno di un contesto rave a volte selvaggio, che lascia poche alternative: percussioni arabe come le tabla e il darbuka creano un tessuto muscolare nervoso e croccante, il quale viene condito con una cassa dritta sconcia, senza peli sulla lingua. L’EP inizia con la title track Middle Ouest, un agglomerato di tamburi tra congas e djambè che ci trasportano gradualmente a brani sempre più aspri e poco melodici, da Magnesium alla completa sintetizzazione di Poverty. Durante il corso dei brani, la produttrice marocchina conduce la sua ipnosi pronunciando frasi in lingua francese, parole liquide in pieno rituale elettronico. “Middle Ouest” è una forma mutante, e Bergsonist è una scienziata geniale.

 

Jeremy Cunningham – The Weather Up There

La scena jazz di Chicago si è sempre resa estremamente riconoscibile rispetto a quella newyorkese e globale in assoluto, ce lo dice la storia. Nel 1961 un gruppo di giovani musicisti sperimentali, rispondendo ad un crescente interesse per il nazionalismo culturale di ispirazione africana, si organizzano nell’AACM (Association for the Advancement of Creative Musician): artisti come Anthony Braxton, Malachi Favors e Joseph Jarman hanno spianato la strada a nuovi talenti locali, uno di questi è sicuramente Jeremy Cunnigham. Il giovane è un batterista e compositore straordinario, la cui creatività è sinonimo di versatilità, improvvisazione e melodie brillanti cariche di mistero. Dentro il suo nuovo EP compaiono nomi di spicco all’interno della sua cerchia. Dal batterista Makaya McCraven al chitarrista Jeff Parker, che in 1985 è protagonista di un assolo dalle frequenze lancinanti, unico nel suo genere. “The Weather Up There” è un lavoro profondo, dove il senso della coralità si fonde alla perfezione nell’improvvisazione radicale collettiva.

 

Aquarama – Teleskop

Aquarama è un progetto dalle melodie vintage, racchiuse in un attidudine funk che sposa il surf pop anni ’60. Incredibile come il duo fiorentino, composto da Dario Brancaloni e Guglielmo Torelli, riesca a far scorrere arrangiamenti apparentemente intricati in modo fluido e così sopraffino. Il loro secondo EP riflette una maturità esponenziale, un’identità ben precisa: guardando al passato, ma presentandosi come pop dei nostri tempi, i nove brani sono come pezzi di un mosaico dai colori accesi e pieni di vita. «Teleskop è un disco che abbiamo fatto con gli amici, i quali passando a trovarci in studio ci hanno donato il loro aiuto contribuendo a rendere il disco un lavoro dal sapore collettivo», scrivono. Infatti, il mood che il loro telescopio ci trasmette è un senso acuto di familiarità, che risulta umano e in qualche modo rassicurante. “Teleskop” è uno di quei dischi con i quali ci si può sentire a casa anche se si è lontani da essa, e gli Aquarama sono una bellissima realtà italo – internazionale.

 

A cura di Pietro Gregori