In questa rubrica, come ogni mese, vi segnaliamo quattro dischi di musica “nuova” usciti nelle ultime settimane. L’imperativo è scovare nomi solitamente fuori dai grossi circuiti, che però meritano tutte le nostre attenzioni. Buon ascolto.

 

Nick Walters – Active Imagination

Torniamo a Londra, città che culla una serie di musicisti strepitosi e innovativi. È il turno di Nick Walters, trombettista e compositore formidabile d’avanguardia. In contrasto con la sua uscita precedente “Awakening”, nel quale emergeva la sua grande dote compositiva, nell’ ultimo disco c’è spazio per tanta e formidabile improvvisazione. “Active Imagination” è il risultato dell’incontro di musicisti per una giornata in studio, con prove quasi nulle, per sperimentare e improvvisare collettivamente nel momento esatto della performance. Tutti sono protagonisti, nessuno è un leader: seguendo una linea stilistica chiaramente ispirata dall’afrobeat e da un jazz cosmico alla Sun Ra, i musicisti sviluppano i propri fraseggi su pedali di basso ipnotizzanti, per convergere dentro temi potenti e d’impatto. Tra le file di questo settetto formidabile troviamo al flauto traverso e sax soprano Ed Cawthorne aka Tenderlonious, conosciuto e affermato come uno dei produttori di elettronica più promettenti nella capitale britannica. Nick Walters ha di nuovo centrato l’obiettivo, e il disco è sicuramente tra i più promettenti dell’anno.

 

Nicolas Godin – Concrete and Glass

Trovarsi in mezzo a case di cemento e vetro, oppure sognare il padiglione di Barcellona vuoto e desolato. Nicolas Godin, per la stesura del suo nuovo album, si è fatto ispirare dai suoi studi architettonici, e in particolare dall’estetica di Mies Van Der Rohe (architetto e designer tedesco appartenente al Movimento Moderno e alla Case Study House #21 di Pierre Koenig). Così, due discipline apparentemente agli antipodi come musica ed architettura vengono miscelate in un lavoro magistrale, leggero ed arioso. La forte radice trip hop degli Air, di cui Nicolas è membro fin dagli anni 90, si presenta evoluta in una versione dei giorni nostri: le tipiche ritmiche lente ed i giri di basso di matrice black, si fondono con atmosfere catchy e voci intrappolate dentro vocoder leggeri ed eleganti. “Concrete and Glass” è un disco pulito e ricco di grazia, nel quale la classe regna sovrana.

 

Jeff Paker – Suite for Max Brown

Continua il nostro viaggio lungo le strade di Chicago, la sua scena musicale ricca di ricerca e sperimentazione. Jeff Parker è sicuramente uno dei musicisti più influenti della zona: “Se mi siedo al piano o con la mia chitarra, con carta e matita, so già che finirò per scrivere schemi, cose che già conosco. Quindi, quando faccio musica, le cose che conosco sono quelle da cui cerco di scappare sempre“. Così il chitarrista, conosciuto da molti fan come membro del mitico gruppo di rock sperimentale Tortoise, descrive il suo processo creativo. Parker è sempre alla ricerca di un’idea sfuggente, un armonia sbavata, un fraseggio distratto e sporco. A differenza di una classica sessione di registrazione jazz, il disco è creato in maniera cerebrale tra campioni e parti suonate dei musicisti, i quali reagiscono in modo spontaneo alle idee pre composte dall’autore. “Sono molti esperimenti, molti tentativi ed errori“, ammette. “Mi piace perseguire situazioni che mi portano fuori di me, dove le cose che mi vengono in mente sono cose che non sapevo davvero di poter fare” .

 

Les Amazones d’Afrique – Amazones Power

Una forza creativa che abbraccia voci internazionali, poesia e spoken words che richiamano i diritti delle donne . Les Amazones d’Afrique sono tornati con “Amazones Power”, il sequel del loro acclamato album di debutto del 2017, “Republique Amazone”. Il supergruppo, originario del Mali, rappresenta un’intera fascia di musicisti africani erroneamente ignorati dalla critica internazionale. Come dimostrato da quest’ultima uscita, gli artisti in questione propongono un’idea di musica che proviene dalla loro tradizione africana, ma evoluta attraverso nuove sonorità e idee: infatti, rimangono elementi di folklore come il modo di cantare domanda/risposta, elevati da strumentali a metà tra elettronica e world music. L’identità di questo bellissimo progetto è solida ed estremamente riconoscibile, e “Amazones Power” è un deja vu dove l’ancestralità africana viene a contatto con una forte presa di coscienza sociale e politica.

 

A cura di Pietro Gregori